Minacce e insulti a Marta Vincenzi di «coraggiosi» anonimi su Facebook

Minacce e insulti a Marta Vincenzi di «coraggiosi» anonimi su Facebook

di Ferruccio Repetti

Minacce di morte e insulti gravi, come quelli indirizzati ieri al sindaco Marta Vincenzi o ad altri prima di lei, via Facebook - benedetto e famigerato Facebook! -, non sono accettabili a prescindere, e cioè che a rivolgerli sia un cretino che si proclami di destra o uno, altrettanto cretino, che si proclami di sinistra. E non esiste, sia chiaro, nemmeno un’ombra di giustificazione nei confronti di chi si trincera vilmente e vigliaccamente, e cioè - preciso meglio - da vile e da vigliacco, dietro l’anonimato, per sfogarsi rovesciando su chi odia una serie di improperi che potrebbe più propriamente rivolgere a se stesso, magari davanti allo specchio (sarebbe anche terapeutico, e comunque più consono alla sua patologia). Sì, d’accordo, qualcuno dirà anche: «Ma il sindaco di Genova, con le sue prese di posizione su moschea, immigrazione, ordine pubblico, persino sul Genoa e sul maltempo, certe espressioni se le va a cercare!». Hanno detto più o meno lo stesso, su diversi argomenti, per chi è stato preso di mira da un certo Tartaglia. Ma come si fa, dico io - è il caso dei messaggi di ieri al sindaco - a passare sopra espressioni tipo: «Odio Marta Vincenzi» che hanno fatto ottenere, al gruppo omonimo di Facebook, ben 924 adesioni scritte in poche ore?
Si tratta, per inciso, del gruppo di fegatosi che contestano la decisione del Comune di costruire il primo tempio islamico in città e accusano anche l’amministrazione e il suo vertice di aver costretto al rinvio dell’incontro Genoa-Bari. Loro minacciano il sindaco con frasi del genere: «Datele l’ergastolo», «Sparati», «Un bel fucile da cecchino». Come si fa, dico io? No, non si fa. Bisogna dire basta. Come bisogna dire basta all’altro gruppo del social network - sono tre in tutto, uno più scemo dell’altro - che rincara la dose e inneggia alla violenza e contro lo spostamento dello stadio Luigi Ferraris, aggiungendo commenti molto coraggiosi (ma irrispettosi della grammatica) come: «Speriamo che non ci denunciano». Sul calcio, comunque, Marta è in buona compagnia, visto che i 113 «tifosi» fanno par condicio e mandano minacce e insulti anche al presidente della Sampdoria Riccardo Garrone. Sono 8, infine, i «web» sostenitori del gruppo «Marta Vincenzi ti strappo la giugulare», che invita i genovesi a «mandare a casa il sindaco di Genova per le sue scelte contro la città». Il gruppo però è chiuso (boh?) su Facebook, mentre i contenuti aperti a tutti i navigatori sono limitati e disponibili solamente ai membri registrati. Più moderate, altre fazioni del social network si limitano a consigliare «Mandiamo a casa Marta Vincenzi» (1.771 iscritti) o formano il «Gruppo apolitico contro il sindaco di Genova, Marta Vincenzi» (720 iscritti): in questo caso le accuse sono decisamente più soft. Almeno per ora. Le firme in calce, però, mancano sempre.

Io, invece, la firma e la faccia ce la metto, ribadisco la mia totale distanza politica da Marta Vincenzi e dalla sua maggioranza, ma non ho difficoltà a esprimerle tutta la mia solidarietà. Di fronte e sul Giornale. Mai su Facebook.

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