"Mio figlio e lo yacht? Inventato"

Briatore smentisce: "Elisabetta non direbbe mai una frase così. Hanno parlato con qualcuno che ha riferito inesattezze" Poi ironizza: "il bimbo ha solo due mesi, ma ha già vissuto tutto..."

"Mio figlio e lo yacht? Inventato"

«Elisabetta viene dalla Calabria, suo padre è un uomo che ha sempre lavorato, si figuri se potrebbe mai uscirsene con parole tanto infelici, con parole da una che non sa cosa sia il mondo. La verità è che quella frase Elisabetta non l’ha mai pronunciata e abbiamo già dato mandato ai nostri legali di querelare il settimanale Diva e Donna».
Flavio Briatore è arrabbiatissimo, incasinatissimo, educatissimo. Intanto lo yacht glielo hanno sequestrato davvero (perfino il Financial Times ricostruiva la vicenda spiegando che certe misure penalizzano solo i proprietari di yacht italiani), «pazzesco, lo sanno tutti che quella barca è charterizzata e quando è libera l’affitto io personalmente, come Flavio Briatore» e poi come gliel’hanno sequestrata: «Sono arrivati quindici finanzieri, a sirene spiegate, intimandoci di rientrare in porto perché io ero al confine delle acque territoriali. Va bene. Ma non stavo mica scappando, avrebbero potuto anche evitare tutto quel clamore. E guarda caso c’erano già le telecamere...» e ora anche questa bufera su sua moglie e, indirettamente, su suo figlio Nathan Falco che «per carità, è un bambino fortunato, ma ha solo due mesi e gli è già successo di tutto: il sequestro, il volo per andarsene da lì...».
Gli si calma un po’ la voce e tiene ancora più calme le parole, «lo capisco, certo, se i giornali vedono una cosa del genere la riportano, il problema è che Elisabetta non ha mai parlato con Diva e Donna. Il servizio era illustrato con mie fotografie vecchie di tre anni e, insomma, dev’esserci stata parecchia confusione attorno a quell’articolo. Sembra abbiano parlato con qualcuno che ha riportato le parole di Elisabetta e lo ha fatto pure male. Mah...».
Di confusione ce n’è stata eccome, martedì, quando il lancio con l’esclusiva del settimanale annunciava un’intervista ad Elisabetta Gregoraci in cui l’ex showgirl si diceva allarmata perché a suo figlio «mancava lo yacht, era irrequieto e piangeva sempre». Tutti i quotidiani hanno ripreso la dichiarazione, la notizia si è sparsa generosa come il profumo del pane, l’ironia ci è andata dietro. «In Italia non ci sono più regole, questa è la verità» riprende Briatore «e mi riferisco a tutto. Elisabetta si è spaventata il giorno del sequestro, questo sì. E c’è da comprenderla, si immagini quello spiegamento di forze, le telecamere, lei che col bambino deve scendere immediatamente dalla barca, lasciare lì tutto. Non c’è stato un minimo di garbo, non le hanno dato il tempo di fare nulla. Ed è vero, Elisabetta ha perso il latte. Il medico aveva previsto che ne avrebbe avuto per circa quattro mesi e invece ora non ne ha più, dopo soli due. Non sto dicendo che sia un dramma, il bambino prenderà il latte artificiale, però è un fatto. Come è un fatto che il filmino con noi costretti a sbarcare dal Force Blu era su internet poco dopo l’accaduto. Questo come lo chiama?».
Ieri anche l’avvocato della Gregoraci ha diramato un comunicato a nome di Elisabetta: «Ancora una volta, dopo la vicenda accaduta a largo di La Spezia, si è cercato di ledere l’immagine della mia famiglia, utilizzando il nome di mio figlio. Non ho mai affermato quanto riportato dal settimanale Diva e Donna. Si tratta di dichiarazioni ridicole ed insulse che non mi appartengono. È ormai del tutto evidente che c’è un certo tipo di stampa che a costo di pubblicare ci danneggia diffondendo false interviste. Adesso attendiamo sereni che anche tutta questa vicenda si concluda al più presto».
Dal settimanale, però, nessuno commentava l’accaduto.


Briatore, invece, commentava eccome: «E dire che Elisabetta ha evitato di parlare con tutti i giornali, eccezion fatta per quella intervista sul Corriere della Sera, proprio per evitare cose di questo tipo, proprio per evitare che in un momento già storto, si aggiungessero altre cose». Dal Force Blu, a una rabbia blu. E senza neppure calare la scaletta.

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