"Il mio primo nel '61, ma che ansia. Non riesco a vederlo fino alla fine"

"Abbiamo vinto da squadra inferiore e mi mangio il fegato a dirlo. Ma vedo il calcio dal 1961 e so cosa dico. Questo Milan mi ricorda quello di metà anni Settanta, con Silva centravanti. Qui è una questione di morale

"Il mio primo nel '61, ma che ansia. Non riesco a vederlo fino alla fine"
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Un dramma. Terrificante. Concetti usati per descrivere ciò che si aspetta nel derby e per indicare il dopo Zagabria, con la sconfitta di Champions in casa della Dinamo. Leandro Cantamessa, storico avvocato del Milan, non si dice avvezzo a illusioni e rimugina su come la squadra ha nei giorni scorsi concluso la prima fase di coppa. Alla vigilia del derby, l'ottimismo sta di casa altrove. «Con la Dinamo è stata una partita patetica. Contro l'Inter spero in un risultato positivo: un pareggio». Come se il Milan non avesse vinto le ultime due sfide con i cugini, in campionato e in finale di Supercoppa. «Un doppio miracolo. Abbiamo vinto da squadra inferiore e mi mangio il fegato a dirlo. Ma vedo il calcio dal 1961 e so cosa dico. Questo Milan mi ricorda quello di metà anni Settanta, con Silva centravanti. Qui è una questione di morale». Cantamessa vivrà la sua domenica pomeriggio con un rituale testato negli anni: «In tv, ben sapendo che non riuscirò a vederla per intero. Mio papà, dopo un certo numero di infarti, faceva lo stesso. Io ho mio figlio in casa che la segue e sento, diciamo così, i rumori. La finale Milan-Juve di Champions l'ho vista allo stadio, ma sdraiato tra una fila e l'altra, con la figlia dell'allora direttore de La Gazzetta che mi teneva la mano. Milan-Liverpool, quello della doppietta di Inzaghi e la finale sciagurata, ho chiesto a dei poliziotti di circondarmi e chiacchierare delle loro cose, così che non potessi intuire quel che avveniva in campo». Però, al cuore non si comanda nemmeno quando fa soffrire: «Nelle case accanto alla mia ci sono interisti vocianti che urlano ad ogni gol e solo il silenzio tombale mi fa capire che l'Inter non segna. Guardo la partita, poi metto un film a massimo volume per non sentire quel che accade. Una volta camminavo intorno all'isolato, perché camminare come una saetta aiuta a distaccarsi dagli attacchi d'ansia. Ma allora gli interisti erano in numero minore, oggi non potrei più farlo».

Cantamessa sa che il suo stato d'animo ha affinità con quelli di molti altri rossoneri: «Non è tanto l'episodio Conceicao-Calabria, quanto gli applausi ironici della tribuna al dirigenti. Un dissenso che nasce prima dell'arrivo di Fonseca. Se compri un giocatore che non piace, poi te la prendi con chi lo compra...».

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