A Mirabello il solito Fini Continua a lagnarsi, ma non lascia la poltrona

Attacca Berlusconi e ripete il ritornello: "Avevamo visto giusto un anno fa". E colleziona solo "buuh" all'annuncio che non lascerà la poltrona

A Mirabello il solito Fini 
Continua a lagnarsi, 
ma non lascia la poltrona

Mirabello - Circa un anno fa, Gianfranco Fini aveva sentenziato: "Il Pdl non esiste più". E aveva così segnato la rottura definitiva con il partito di Silvio Berlusconi. Oggi sullo stesso palco, quello della Festa Tricolore, prova a rilanciare Futuro e libertà, quella che lui chiama "Fase due", che rilancia i valori della vera destra, "della pulizia, della giustizia". Ma anziché proporre idee nuove, il presidente della Camera attacca il governo, riprendendo (e citando in continuazione) proprio il discorso dell'anno scorso, sostenendo che l'uscita dal Pdl "non è stato un sabotaggio nei suoi confronti ma un atto d’amore nei confronti dell’Italia".

"Avevamo visto giusto un anno fa", ripete spesso Fini, scagliandosi innanzitutto contro il governo, reo di aver indebolito la coesione nazionale: "Ci sono tanti italiani che credono nella loro patria, ma se il vincolo nazionale negli ultimi tempi si è indebolito qualche responsabilità è anche su chi si è comportato in modo da renderlo più fragile. Nessuno può dire che il governo Berlusconi è causa di quello sfilacciamento, ma l’azione del governo e un certo modo di concepire le istituzioni hanno indebolito la coesione nazionale. Non ha fatto nulla per rafforzare la coesione sociale, anzi favorendo gli egoismi geografici e gli interessi particolari rischia di trasformare l’Italia in un paese dove tutti sono contro tutto".

Per questo Fini preferisce invece ringraziare Giorgio Napolitano "perchè non perde occasione per dire che c’è un altro modo di concepire le istituzioni rispetto a chi le usa per raggiungere determinati obiettivi, e non sempre nobili".

Quello del leader di Fli era un discorso atteso per quel che riguarda il suo ruolo di a Presidenza della Camera. Nove sostenitori su dieci, tra quelli che hanno firmato per la cancellazione del porcellum, chiedono a Fini di "dare le dimissioni per occuparsi più del partito" e credono che a Fli manchi appunto il proprio leader. Una richiesta che arriva persino dal vicepresidente, Italo Bocchino, che lo ha introdotto sul palco chiedendogli di mettersi "ai comandi e andiamo dritti al traguardo". Eppure Fini fa orecchie da mercante e promette che "fermo restando il mio dovere di imparzialità come presidente della Camera non c’è dubbio alcuno che ci incontreremo sempre più nelle piazze, ovunque si possa ridare forza al popolo di centro-destra".

E, anche se il presidente della Camera, dice di voler limitare le polemiche, le parole che usa sono caustiche. Secondo lui il governo considera "la legalità un impaccio", tanto che "ha dimostrato di avere una strana concezione di quello che deve essere il rapporto tra le istituzioni". E non solo: il problema è anche il predominio della Lega nell'esecutivo che "non ha saputo valorizzare i momenti unificanti. Il Nord - secondo il leader di Fli - non ha bisogno dell’ampolla, delle camicie verdi, della Padania, ma di un governo in grado di governare".

Ma il leader di Fli è ottimista: "Il berlusconismo per certi aspetti è giunto al termine. Non sappiamo quando calerà la tela, ma siamo già alla fine di un regno". Anche per questo il Terzo polo, quello che tiene alti "i valori del vero centrodestra", non deve restare all'opposizione, ma candidarsi a guidare il Paese "o altrimenti non farà breccia nel cuore del Paese". Fli, che "non è un’espressione virtuale e sta mettendo radici", deve diventare "movimento più che partito, perchè il suo successo dipenderà non tanto dall’organizzazione ma dalla sua capacità di smuovere idee nuove e spiazzare gli avversari". Un Terzo polo che quindi deve essere "moderato, sì, ma non timido, non rinunciatario" e deve saper "rappresentare la parte maggioritaria del paese fatta di persone laboriose, pulite e oneste".

La questione morale "che sta tornando pesantemente ad infettare la politica" è un altro dei temi toccati dal leader di Fli che ha chiesto una svolta politica. Serve "dimostrare che non tutti hanno del potere politico la concezione che significa arroganza nei confronti dei più deboli". Bisogna secondo Fini restituire una credibilità al Paese, soprattutto " serve un nuovo presidente del Consiglio, che non pensi solo a resistere, resistere, resistere ma a governare, governare, governare". Ma nessun ribaltone: "Il Pdl ha vinto le elezioni e ha il sacrosanto diritto di continuare a governare", ma spera che all'interno dello stesso Partito delle libertà qualcuno chieda a Berlusconi di fare un passo indietro. In tal caso Fli si prenderà le proprie libertà "ma non tornando nel governo". 

La prima proposta di Fli? Una nuova legge elettorale: "Non ci piace il ritorno al mattarellum", ha detto Fini, "ma se per togliere di mezzo il porcellum l’unica via è firmare il referendum, beh allora non si abbia alcun timore, alcuna prudenza".

E non poteva certo mancare una critica alla manovra economica, varata da un governo che "si è comportato con irresponsabilità pari a quando aveva negato la crisi dando vita a interventi e manovre degne più di Fregoli che di un governo: non si può cambiare quattro volte la manovra in una sorta di Monopoli". Certo la colpa della crisi mondiale non è di Berlusconi, ammette Fini, "ma di certo il governo non ha fatto qualcosa per arginarla e combatterla.

un anno fa chiesi la convocazione degli stati generali dell'economia per discutere della situazione e per evitare che l'Italia cadesse nel baratro. Ma la risposta fu: Nessun pericolo, ghe pensi mi, state tranquilli. Fu una sottovalutazione colpevole che ha dato seguito ad approssimazione e disperazione".

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