Misteri lombardi

Caro direttore,

c’è una Mamma Coraggio anche in Lombardia. Non ha acceso candele fuori dalla finestra, non si incatena davanti alle questure. L’Aspromonte è lontano e Buenos Aires ancora di più. Lei si limita semplicemente a porre a tutti la stessa domanda, sottovoce, con dignità. Da Busto Arsizio a Chi l’ha visto: «Com’è morto mio figlio?».
Fino a ieri per la Giustizia la risposta era semplice e definitiva: è morto suicida. Impiccato a un arbusto troppo basso, con un filo di ferro da stiro senza cappio. Si chiamava Doriano Molla, aveva 26 anni e adorava la musica rock. Anzi heavy metal, Van Halen e Guns and Roses, borchie, pelle, atmosfere gotiche con i corvi appollaiati alle croci dei cimiteri. Quella roba lì. E una cantina dove far vibrare i muri attraverso i guaiti di un basso elettrico.
Doriano aveva messo su un gruppo di rock satanico con undici amici. Si fosse accontentato di una squadra di calcio, forse adesso sarebbe vivo. Doriano è scomparso nel dicembre del Duemila, nessuno l’ha mai più visto vivo. «Si è suicidato», era l’eco della procura. Ma la mamma, Flaviana Cassetta, non ci ha mai creduto. Anche perché come suo figlio si erano volatilizzati nel mistero e nella notte altri cinque componenti del gruppo rock. Richiamati dalle campane dell’inferno. «Hell’s bells» strilla una canzone. «Si sono suicidati», ripetevano gli investigatori.
Valeva per tutti, non per mamma Flaviana. «Impossibile, dodici ragazzi che amavano il rock e adesso sei di loro non ci sono più. Sei morti in quattro anni. È tutto così sospetto. A chi non verrebbe il dubbio?». Alla fine il dubbio è venuto ad Antonio Pizzi, oggi procuratore capo della Repubblica di Monza, segugio dal fiuto sopraffino che seppe smascherare qualche anno fa le Bestie di Satana. Proprio lui, nei giorni scorsi ha annunciato che le morti di quei ragazzi «hanno punti di contatto con le uccisioni delle Bestie di Satana. Sono emerse evidenze che ricollegavano questa setta ad altre formazioni. È possibile che queste siano intatte e ancora operanti».
La procura di Busto Arsizio ha riaperto l’inchiesta, l’incubo è tornato. Il gesto ufficiale dei detectives accoglie il peregrinare di mamma Flaviana e rigetta questa terra dentro l’orrore: quei ragazzi che suonavano insieme inni infernali sono stati uccisi?
La Lombardia grassa e generosa non si fa negare nulla. Neppure la paura. Riassume in sé il 25 per cento del pil nazionale, mette in fila sulle sue strade intossicate più Porsche Cayenne di tutta la Germania, produce più ricchezza della Grecia ma fatica ad addormentarsi la sera. «Il Distretto Triste in cui il centro di gravità sono i centri commerciali», l’aveva definita il sociologo Aldo Bonomi l’anno scorso, nei giorni della strage di Erba. Questa terra a Nord di Milano, tartassata ed esagerata, in cui non ti puoi più fidare neppure dei vicini di casa, ora ha un nuovo incubo: sei morti sospette. Sei storie archiviate troppo in fretta. Sei ragazzi che potrebbero essere finiti nelle mani di maniaci in cerca di deliranti sacrifici.
Le Bestie di Satana. «Formazioni intatte e ancora operanti», le ha definite il pm Pizzi. Come se si trattasse di cellule in sonno delle Brigate rosse, con un linguaggio forse più adatto a terroristi di Al Qaida pronti a colpire. Vorremmo saperne di più, vorremmo qualche certezza come mamma Flaviana, che sommessamente continua a bussare a ogni porta per liberarsi da un incubo: «Cerco risposte, cerco di tornare a dormire la notte».

Sei famiglie vogliono giustizia e un’intera provincia aspetta la verità. Perché non si muore da soli, appesi a un arbusto troppo basso. E con il filo di un ferro da stiro senza cappio.
*Direttore del quotidiano «La Provincia»
di Como, Sondrio, Lecco e Varese

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