Miti del cinema: bianco e scollato ma castissimo All'asta per 2 milioni l'abito che spogliò Marilyn

Debbie Reynolds, indebitata, metterà in vendita parte della sua collezione tra cui il vestito che la Monroe indossò in "Quando la moglie è in vacanza". Un costumista da Oscar glielo disegnò addosso: in quel lembo di stoffa tutte le personalità della diva

Miti del cinema: bianco e scollato ma castissimo 
All'asta per 2 milioni l'abito che spogliò Marilyn

Bianco perchè una moglie di mezzo, in fin dei conti, c’era. Solo che era in vacanza. E proprio perchè la moglie era in vacanza lei si trovava lì, in bilico sulle grate della metropolitana a cercare refrigerio dall’afa newyorchese e dallo sguardo del marito di un’altra (Tom Ewell). Lì ad incarnare tutto il possibile di cui un uomo vorrebbe abbuffuarsi, tutta la libertà di cui un uomo vorrebbe essere riempito. L’imprevedibile imprevisto. L’insperata alternativa al pollo in gelatina lasciato dall’amorevole consorte nel frigider bombato. Marilyn piombata dall’appartamento accanto. Lì con quell’impalpabile vestito da cocktail che oltre al colore non aveva nulla di castigato. Quanto piuttosto da castigare. Quell’abito è rimasto Marilyn e Marilyn è rimasta quell’abito (le impressionanti bambole, le inutili sosia, le frequenti citazioni è sempre con quel vestito che ritraggono Miss Monroe) perchè era esattamente com’era Marilyn. Un contrasto all’aroma di Chanel numero 5. Un tocco di trovatella, uno di Venere ed ecco l’incendiaria Marilyn.

Chissà se più oca o più irrequieta. Di certo più addomesticata al suo corpo che alla sua testa. Lasciava libere le grazie e ingabbiato l’Io la signora cascate del Niagara. Perché non sopportava le «piegoline della biancheria intima» ma non disdegnava le vane incursioni di Anna Freud (una delle tante che la ebbe in analisi) nei meandri della sua psiche.

Bianca da castigare, Marilyn. Come quel vestito che divenne un mito assieme a lei e che adesso verrà venduto all’asta (il prossimo 18 giungo alla casa d’aste Profiles in History) per andare a rimpinguare i conti sconnessi di Debbie Reynolds che fino ad oggi l’ha custodito fra i suoi cimeli e i suoi deludenti, squattrinati ultimi due mariti. Si aspetta grandi cose, Debbie, da quel pezzetto di stoffa «che ormai è di colore ecrù»: due milioni di dollari, per l’esattezza. Perchè rispetto alle Scarpette Rosse di Judy Garland, alla bombetta che Charile Chaplin indossava ne Il Vagabondo, al grembiule a quadretti di Dorothy nel Mago di Oz, al diadema di Liz Taylor in Cleopatra (fra gli altri oggetti in possesso della Reynolds che finiranno in vendita), quell’abito incrociato sul collo ha avuto dentro lei: Marilyn. Ed è stato lei. Dal giorno in cui Billy Wilder glielo fece svolazzare da sotto riproducendo la grata di una metropolitana in uno studio della Twentieth Century Fox dopo che, avendo provato ad ambientare la stessa scena all’una di notte del 15 settembre 1954, precisamente al 52 della Lexington Avenue a Manhattan, una folla di fan rovinò le riprese e lo costrinsero a buttare via «il girato». Perchè c’era quell’abito. Con dentro Marilyn. La donna che non aveva bisogno di colonna sonora. Se lo «inventò» un costumista, William Travilla, che prima di incontrare l’attrice aveva già vinto un Oscar (per Le avventure di Don Giovanni) e dopo aver disegnato l’abito (ma c’è chi dice che in realtà lo acquistò) vinse anche un flirt con lei. Corpetto in tessuto pieghettato, scollatura profonda, braccia, spalle e schiena scoperte. Una fascia in vita che partiva direttamente sotto al seno e, sotto alla fascia, la lunga gonna plissettata che tutto il mondo osservò sollevarsi. Sconcio ma verginale. Casuale ma consapevolissimo. Come Marilyn nata Norma Jean e uscita da qualsiasi norma. Una bionda con abissi da bruna.

«Di tutte le cose che ho compiuto nella mia vita, la cosa per cui sono più famoso è per essere stato il primo marito di Marilyn Monroe. Non ho mai conosciuto Marilyn Monroe... ma credo di aver conosciuto chi ci sta dietro» disse parlando di lei James Dougherty, il suo primo sposo. Quel vestito all’asta, il prossimo 18 giugno, è la definitiva, crudele dimostrazione del fatto che Marilyn è davvero svaporata via assieme alle sue gocce di inseparbile Chanel numero 5.

Contrariamente a ciò che i fan più invasati e le leggende metropolitane più fantasiose vorebbero poter continuare a credere, Marilyn è morta. Altrimenti è con quel vestito che vagherebbe industurbata per il mondo assieme ad Elvis, James Dean...

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