Miuccia sdogana i calzettoni e crea il classico trasgressivo

La stilista: «Vorrei una sola sfilata, per uomo e donna»

da Milano

Come lei non c’è nessuno, sacerdotessa del nuovo oltre che portatrice sana di ogni affascinante contraddizione su cui si basa la modernità. Miuccia Prada ci spinge a cercare aggettivi diversi a ogni sfilata, ma per descrivere quella andata in scena ieri a Milano ci vogliono avverbi, figure retoriche e superlativi: il vocabolario dello stupore. «È un finto-classico» dice la grande signora del made in Italy a proposito dello stile Prada che per l’autunno/inverno 2008 prevede cappotti, tailleur, gonne e pullover con forme semplicissime e materiali ultra complessi: alpaca effetto peluche, shetland coperto di satin goffrato, paillettes a rettagolino mischiate alle piume nere per una specie di inedita pelliccia. «Una donna sottilmente permale - aggiunge - sexy anche se a malapena scopre faccia, dita dei piedi e ogni tanto braccia, molto femminile pur con un guardaroba dall’inconfondibile impronta maschile».
Poi spiega che questa collezione è conseguenza della sorprendente moda uomo presentata un mese fa e che le piacerebbe fare un’unica sfilata per entrambi i sessi rivoluzionando il fashion system internazionale. «Mio marito lo dice da tempo. La Camera della moda americana ci ha contattati perché trova l’idea interessantissima. Potrebbe essere un modo per ridare smalto a Milano e di sicuro mi toglierebbe l’ansia di rubare idee alla donna per darle all’uomo. In ogni caso bisogna cambiare qualcosa: questo sistema non è più al passo coi tempi». Vero o falso che sia, a noi spiacerebbe dimezzare gli appuntamenti coi suoi defilé che offrono sempre spunti interessanti spunti, creano gesti e comportamenti nuovi oltre alla moda. Stavolta, per esempio, la seducente scarpa a tacco alto di lei diventa tutt’uno col calzettone di lui dalla punta tagliata. E questo dettaglio di pura trasgressione insieme all’uso di colori come l’arancio catarifrangente e il verde scarabeo alternati al grigio in tutti i modi oppure ai pastelli, regala grande dinamismo al solito tailleur dalla gonna dritta sotto alla giacca tagliata da Dio. Il cappotto doppiopetto del papà trattenuto sulla schiena da un’alta martingala e privato delle maniche diventa prima abito e poi gilet riportando le linee in verticale mentre ancora la maggioranza degli stilisti lavora su forme a uovo e gonne a palloncino. Anche per gli accessori siamo nel sublime: borsette a mano che non han niente a che vedere con le bustine di una volta, curiose cuffie e indefinibili fiocchi di metallo nei capelli. Sembra francamente impossibile fare di più, ma lei ogni volta ci smentisce e non a caso il Gruppo Prada dà lavoro a 6200 persone. Anche Raf Simons, talentuoso belga che disegna Jil Sander, ha fatto una collezione fenomenale con abiti dalla linea a matita decorata da una grande pinces sul davanti che ricordava i tagli di Fontana, piccole cappe e superbi pantaloni a sigaretta. Molto sofisticata, questa moda rivela un approccio architettonico, rispettoso e umano alla bellezza femminile.
Alberta Ferretti fa di più aggiungendo nuova forza all’abituale delicatezza delle sue creazioni con l’uso di borchie e materiali inediti come tessuti specchiati o vetrificati e pelle craquelè. Veri capolavori, i modelli da sera facevano pensare a una moderna Grimilde, la regina cattiva di Biancaneve ma con un animo buono.

Lo stesso personaggio fiabesco quanto mai, aleggiava anche nella collezione disegnata da Tomas Maier per Bottega Veneta. Le maniche elaborate su vestiti semplicissimi, i pesi mescolati con precisione sartoriale e il lusso calibrato sull’estetica della discrezione: una moda per donne ricche di testa prima che nel portafogli.

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