Non solo colpi di pistola alle spalle, sprangate e bavagli. Ma anche aggressioni all'esercizio dei diritti e delle libertà per un popolo, come quello dei lettori del Giornale, che le battaglie civili le ha combattute in prima persona, dalla raccolta firme per i referendum Segni del 1991, a quella per l'impeachment del presidente Scalfaro del 1996 che raduna migliaia di persone in piazza del Duomo «senza il Giornale non saremmo qui in tanti» disse Marco Pannella che l'aveva lanciata, ai gazebo in piazza per firmare contro il canone Rai del 2009. Le intimidazioni non si fanno attendere: a Bologna il banchetto del Giornale e dei radicali che nel 2002 raccoglie le firme sulle disdette sindacali viene assalito da un gruppo di Antagonisti, uno dei quali con il viso nascosto da un passamontagna bianco. Rovesciano il tavolo, spaccano tutto, rubano persino una bandiera americana. Solo l'arrivo di numerose persone sul posto scoraggia i teppisti e li costringe a ritirarsi. Lo squadrismo di sinistra fa irruzione persino alla presentazione del libro di Mario Giordano, allora direttore del Giornale, «5 in condotta», ospite il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini e il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, alla Libreria Mondadori, piena di lettori del Giornale. Il ministro è costretto ad abbandonare la sala e la presentazione viene cancellata. Gli autonomi si fanno vedere a Milano durante una trasmissione tv con Paolo Guzzanti e Mario Cervi scatenando una rissa e poi fuggendo.
I Collettivi universitari invece si presentano alla facoltà di Trento per impedire a Fausto Biloslavo, inviato di guerra del Giornale, di intervenire ad un convegno. Solo alcuni episodi di una campagna di odio che dura da quasi mezzo secolo. Ma che non ci ha mai intimiditi.
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