La moda s’inchina a regine e imperatrici

da Parigi

Datemi una musa e vi solleverò lo spirito del trend. È il messaggio lanciato dalle sfilate di Antonio Marras per Kenzo e Alexander McQueen, le più spettacolari nel raccontare che forme e volumi speciali sono la tendenza vincente del prossimo inverno. Meno coreografico ma ugualmente impeccabile sul fronte della ricerca stilistica, lo show di Antonio Berardi va nella stessa direzione. Invece Jean Paul Gaultier ha creato per Hermés i più begli accessori visti finora sulle passerelle di Parigi tra cui le nuove borse «Gipsy» (versione a tracolla della mitica «Birkin») e «So Kelly», un secchiello piatto da portare a mano. Però l’idea della bohémienne chic che trasforma gli scialli di cashmere in gonne e le vestaglie a disegni Paisley in giacche da sera, era fuori dal coro oltre a sembrare debole.
McQueen inventa una fiaba piena di regine e principesse dell’impero britannico ai tempi di Vittoria d’Inghilterra e fa sfilare intorno a un albero impacchettato alla maniera dell’artista Christo delle regali creature con abiti e cappotti a crinolina impreziositi da ricami fatti come i severi gioielli vittoriani in cristallo nero oppure in acciaio sfaccettato. Applicati su cashmere, pelle, tulle e mohair nelle tinte più dark che si possano immaginare, questi luccicanti materiali esaltavano le forme fatte per sottolineare un’imperiosa femminilità. Gli accessori erano altrettanto maestosi: dalle borsette fatte come uova di Fabergè alle preziose pantofoline napoleoniche passando per acconciature-gioiello tipo tiara. All’improvviso è comparsa una specie di ballerina con un candido tutù decorato dai giganteschi pavoni neri come l’umore della regina Vittoria dopo la morte dell’adorato marito Alberto. Nel finale si sono materializzate principesche fanciulle avvolte in modernissimi sari oppure in candide tuniche di tulle che davano un’immagine a metà strada tra la maharani del Tai Mahal e Paolina Borghese. Inutile dire che tutto questo faceva molto costume, ma in realtà si trattava di modelli pensati per donne fuori dal comune. Lo stesso si può dire per l’emozionante sfilata che Marras ha dedicato a Sayoko, modella, artista, ballerina e musa di Kenzo Takada scomparsa la scorsa estate ad appena 57 anni. «Ho lavorato sugli archivi della maison per costruire questa collezione che è quasi un viaggio dal Giappone moderno a quello più tradizionale» ha detto l’impareggiabile stilista sardo nel backstage dando gli ultimi tocchi alle sue formidabili creazioni. C’erano magnifici capi in maglia e cappotti a forma di bozzolo da cui uscivano donne nuove come farfalle in un paesaggio orientale.
Per spostare le silhouette dal corpo il designer ha utilizzato iniezioni di silicone sotto ai ricami in maglia, mentre nel caso dei fulminanti abiti da sera ha mescolato linee geometriche con stampe doviziose. Difficile trattenere le lacrime quando l’ultima modella si è fermata sotto il gigantesco Sol Levante costruito sopra la passerella con milioni di petali rossi che le sono cascati addosso come un dolce addio. Berardi si è ispirato al personaggio della governante in Rebecca la prima moglie, indimenticabile romanzo di Daphne du Maurier.

La sua signora Danvers era così bella e cattiva nei pantastivali altissimi sotto a una serie di modelli scolpiti: dal tubino grigio al tailleur nero con la gonna tipo fascia da smoking passando per le pellicce a forma di matita sotto un’avvolgente conchiglia in visone.

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