Lutto nel mondo della moda: è morta Rosita Missoni. Ha fondato con il marito la celebre maison

Creativa, intuitiva e caparbia: Rosita Missoni è stata la colonna della maison per decenni, seguendo personalmente il processo produttivo e creativo con l'amato "Tai"

Rosita Missoni con Sergio Mattarella nel 2014
Rosita Missoni con Sergio Mattarella nel 2014
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A 93 anni si è spento uno degli ultimi baluardi storici della moda italiana, che rivoluzionò la società italiana del Secondo dopoguerra. Rosita Missoni, nata Jelmini, insieme al marito Ottavio, fondò l'omonima maison in un piccolo paese del varesotto, a Sumirago. Lei, nata nel 1931 a Golasecca, sempre in provincia di Varese, era l'erede di una nota famiglia locale di artigiani tessili. La sua storia d'amore con Ottavio Missoni cominciò nel 1953. Lui, nato a Ragusa, oggi in Croazia ma alla fine degli anni Venti del secolo scorso sede di una radicata e prospera comunità italiana, nel 1948 partecipò alle Olimpiadi di Londra come velocista ma anche come creativo, perché la squadra nazionale italiana in quell'edizione dei Giochi indossò delle tute in lana, che erano una creazione proprio di Ottavio, detto "Tai", che insieme all'amico Giorgio Oberweger, aprì un laboratorio per la realizzazione di capi sportivi in lana.

Quando Rosita e Ottavio si conobbero, lei fece definitivamente innamorare lui della moda e nel 1953, insieme, fondarono una piccola officina di maglieria a Gallarate. Nel 1958, presentarono la loro prima collezione, dal nome "Milano-Simpathy", proprio nel capoluogo lombardo, ma fu nel 1967 che, in modo rocambolesco, la maison guidata da Rosita e Ottavio esplose in popolarità. Vennero invitati a presentare la propria collezione al Pitti di Firenze ma prima della sfilata si accorsero che le modelle indossavano il reggiseno del colore sbagliato, il che avrebbe inevitabilmente compromesso la resa estetica e cromatica dei capi. La signora Missoni a quel punto ebbe l'ispirazione: le modelle avrebbero sfilato senza. In quell'anno, quello apparve ai più quasi come un gesto sovversivo, che fece scoppiare un piccolo scandalo nel mondo della moda.

L'anno seguente la maison non venne invitata a Palazzo Pitti per la sfilata ma il brand, anche grazie a quegli eventi, crebbe enormemente in popolarità. Ed è grazie a quel caso che il brand divenne uno dei marchi più amati della moda italiana, che permise a Ottavio e a Rosita Missoni di aprire la sede di Sumirago, nel 1968. Da quel momento in poi fu solo ascesa per Missoni, che dopo aver conquistato l'Italia conquistò Parigi, Capitale europea della moda. Nel 1997 Rosita decise di lasciare la guida della maison ai figli per dedicarsi a far crescere il marchio Missoni Home, tutt'oggi con apprezzate collezioni di tessuti e decori per la casa. È rimasta vedova del "suo Tai" nel 2013, anno in cui perse anche il figlio Vittorio.

"Curiosità ed entusiasmo mi hanno salvato", disse qualche anno dopo. "Una grande perdita per l’Italia, la Lombardia e per la provincia di Varese dove è nata e ha vissuto", ha dichiarato Attilio Fontana, presidente di Regione Lombardia. ""Con ‘Tai’, come tutti chiamavamo il suo compianto marito Ottavio, atleta e creativo della maison – prosegue Fontana – Rosita era molto legata alla provincia di Varese e la loro azienda ha sempre mantenuto la sede principale a Sumirago, scegliendo di allestire nella frazione Albusciago il museo aziendale. L’affetto della famiglia Missoni per Varese è stato ricambiato in varie occasioni", ha detto ancora il governatore, ricordando il forte legame della famiglia con il territorio.

"Nata a Golasecca in provincia di Varese nel 1931, Rosita era l’ultima erede della famiglia Torrani, dedita da generazioni all’artigianato tessile ed aveva coinvolto Ottavio nell’attività imprenditoriale, dando vita alla maison Missoni appunto ed era stata invece coinvolta da lui nella dedizione alla causa degli esuli adriatici, affiancandolo nel suo ruolo di Sindaco del Libero Comune di Zara in Esilio e facendosi poi testimone della sua storia e dell’esodo giuliano-dalmata dopo la scomparsa del celebre stilista nel 2013. Missoni fu uno dei più celebri esempi del mondo dell’Esodo giuliano-dalmata di rinascita attraverso lo sport ed il lavoro, Rosita rappresentò gli italiani che ben prima dell’istituzione del Giorno del Ricordo compresero la tragedia degli istriani, fiumani e dalmati e si prodigarono per il riconoscimento di una pagina di storia italiana e per la giustizia nei confronti degli esuli adriatici.

FederEsuli è riconoscente a Rosita Missoni per quest’opera di testimonianza e di vicinanza al nostro mondo che ha dimostrato fino agli ultimi mesi della sua vita", si legge in una nota di Renzo Codarin, presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati.

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