Modelli L’era della sobrietà

È opportuno che la nascente Italia montiana si doti d’un modello di intellettuale capace d’interpretare, con la dovuta sobrietà, il rinnovato idem sentire della Repubblica. Non esistendo in natura, lo dobbiamo costruire pezzo per pezzo, come il mostro di Frankenstein. Però buono, di basso profilo e autorevole.
Se uomo, il sobrio l’intellettuale montiano sarà over 50, non vestirà abiti di sartoria bensì spezzati dell’Upim, non disdegnando, nei fine settimana, il velluto, porterà occhiali con lenti bifocali e montatura dorata. Se donna, sarà ancora over 50 (ma non lo si dirà) e non proprio avvenente (nemmeno questo si dirà). Per lei, di rigore tailleur scuri e gonne sotto il ginocchio. Quanto all’acconciatura, una sobria permanente tipo «signora in giallo». Sobri i costumi a tavola: un compromesso fra la salutare dieta mediterranea (che ha però il difetto d’essere terronica, quindi eccentrica rispetto alla leadership settentrionale) e la più grassa e calorica cucina del Nord (che ha fra l’altro il vantaggio d’esser più familiare alle rispettive mogli - casalinghe, ovviamente - o mariti - avvocati, notai, antiquari, bibliotecari). Comunque, l’intellettuale dell’Italia montiana due volte l’anno si farà controllare il colesterolo.
L’intellettuale dell’Italia montiana, se scrittore non è mai entrato nella top ten delle vendite, né per la narrativa, né per la saggistica, che predilige. L’eccessiva visibilità che gli darebbero le ospitate in tv non sarebbe indice di sobrietà. Inoltre, pubblicando presso editori di super nicchia i quali, per risparmiare, non inviano nemmeno le copie ai recensori, come potrebbe aggiudicarsi un premio quale che sia? Piuttosto, ben sapendo che il giudizio (da Standard&Poor’s in giù) vale molto più del merito, volentieri occuperà uno scranno nella giuria del suddetto premio, addirittura leggendo, con senso del dovere e persino con piacere, tutti i libri in gara.
Pur essendo di elevata estrazione sociale e quindi con il culo al caldo grazie agli investimenti nel mattone, l’intellettuale montiano si distinguerà, lo si sarà intuito, per una sobria condotta di vita. Possiederà un’auto di media cilindrata. Quasi niente cinema, a parte le retrospettive sul primo Rossellini. Il teatro? Il teatro sì, ma soltanto se di qualità. Quindi, poco teatro. Televisione? Il Tg1, se manterrà, come pare, la tradizione filogovernativa, qualche film classico in bianco e nero, il Festival di Sanremo. E un vezzo vintage: le videocassette dell’Ispettore Derrick. Vacanze? Una settimana in giugno, ai monti (che predilige), e una in settembre, al mare, ma alla larga dalla spiaggia. Viaggi? Le città d’arte del Nord Europa, Anversa, Utrecht... Libri a parte, le letture di riferimento saranno Limes, Nuovi Argomenti, La Civiltà cattolica. I quotidiani più o meno tutti. Ma al primo posto della mazzetta ci sarà il Financial Times, perché l’intellettuale montiano di economia se ne intende, quella propria e quella altrui.
L’intellettuale montiano abiterà in un palazzo signorile di semicentro, con portinai filippini, ai bimbi dei quali, per Natale, regalerà l’opera omnia di Salgari, incluso dunque Le stragi delle Filippine. Uscirà raramente a cena e fra il ristorante o l’invito di una coppia di amici, non esiterà a privilegiare la sobria quiete domestica, dilettandosi, dopo il caffè e il limoncino, nel «gioco del dizionario» in cui sbaraglierà puntualmente gli avversari.
L’intellettuale montiano sarà credente ma non baciapile. Farà rapide puntatine solitarie in chiesa la mattina, dopo aver riportato a domicilio il bassotto che avrà espletato il fugace compito escrementizio. Quindi si chiuderà nel suo studio o si recherà in università usando i mezzi pubblici, lavorando fin verso le 19 di buona lena, nonostante una lieve patina di mestizia che non abbandonerà mai il suo volto a causa del pressappochismo dei collaboratori e della vacuità degli studenti. Berrà un massimo di due caffè al giorno e un massimo di due bicchieri di vino al giorno. L’intellettuale montiano riserverà alla sua signora o a suo marito un massimo di due quarti d’ora di attenzioni intime nell’arco della settimana, quasi sempre intorno alle 23,30. Poi, per rilassarsi, leggerà qualche pagina dell’ultimo Ken Follett o dell’ultimo Wilbur Smith e, in capo a una mezz’oretta, spegnerà la lampada del comodino e sobriamente s’addormenterà, voltando le terga alla signora o al marito.


L’intellettuale montiano dormirà serenamente, con la coscienza a posto di chi sa d’aver operato per il bene del Paese. Il giorno dopo, intorno alle 7,30, ritroverà quel Paese preciso identico al giorno prima, ma non se ne preoccuperà. La dote sorella della sobrietà è la pazienza.

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