Oslo L'industria dell'auto può fare molto per migliorare il clima del nostro pianeta. Certo, ci sono fattori che incidono più pesantemente sull'ambiente, ma sui veicoli si può fare molto. Il miraggio è la diffusione di massa dell'auto elettrica che nella stragrande maggioranza dei Paesi occidentali è tuttora un fenomeno marginale (in Italia hanno una quota di mercato dello 0,1% delle nuove immatricolazioni), un tipo di alimentazione che riscuote interessi molto diversi, sia nelle Case automobilistiche sia nelle nazioni. Autentico faro dell'auto a emissioni zero è la Norvegia dove oggi un'auto nuova su quattro è elettrica (o plug-in), uno share in costante crescita che nelle grandi città sfiora il 50%. Siamo stati a Oslo per la presentazione della seconda generazione di Nissan Leaf, l'auto elettrica più venduta al mondo, lanciata una decina di anni fa.
A livello mondiale l'unica realtà che può competere con la Norvegia è la baia di San Francisco con la Silicon Valley dove nasce la Tesla. Girando per le strade di Oslo la presenza massiccia di auto Ev è immediata, ma non c'è da meravigliarsi perché nella capitale norvegese (620mila abitanti) sono in funzione oltre 1.200 colonnine pubbliche di ricarica rapida e nel Paese tutte le auto green, elettriche e plug-in, godono di fortissimi incentivi all'acquisto e benefici fiscali. Si può dunque parlare di «modello norvegese», ma sul fatto che questo sia esportabile ci sono forti dubbi. Il Paese scandinavo, paradossalmente, trae la sua enorme ricchezza dal petrolio del Mare del Nord, e i profitti che giungono da questa risorsa sono reinvestiti dal gigantesco fondo sovrano del Paese. A tutto questo va aggiunta una concreta sensibilità ecologica che non è facile riscontrare altrove. Se vogliamo dare un vero futuro all'auto elettrica e alle fonti energetiche alternative (il sistema di valutazione well to wheel ci insegna che se produco l'energia per un'auto elettrica con il carbone o con il petrolio l'ambiente non ne trae alcun beneficio) ci vuole una visione globale, che vada oltre l'auto, come recita il titolo del progetto di Nissan The Car and Beyond. La Casa vuole infatti creare intorno ai suoi veicoli elettrici la nuova Leaf (accreditata di un'autonomia di 378 km) e il sempre più richiesto commerciale leggero e-Nv200 un nuovo ecosistema, una sfida che deve partire dalle batterie. Queste devono essere collegabili alle reti anche per cedere energia quando non serve; efficienti e leggere; affidabili (su 300mila batterie prodotte Nissan fa registrare una difettosità pari a zero); sostenibili dal punto di vista ambientale, sia sotto il profilo della energia che utilizzano sia dal punto di vista del loro riciclaggio.
La Casa di Yokohama, che sul fronte dei prodotti è un punto di riferimento, ha quindi deciso di lanciare tre progetti pilota a livello europeo. Il primo tocca uno dei punti dolenti della mobilità elettrica, cioè l'accessibilità ai punti di ricarica, puntando a crearne di dedicati a comunità (vedi i grandi condominii).
Un altro step è la collaborazione del resto già attiva a livello di colonnine con le municipalità per la produzione di energia per alimentarle. Terzo punto è lo sviluppo di quelle che vengono chiamate grid, reti dove le auto elettriche possono «cedere» energia in caso, per esempio, di blackout.PEv
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