Moira Orfei, la Divina del mondo circense confessa il suo «Brivido»

Tutta una vita trascorsa all’insegna dell’amore per gli animali, l’anima più autentica degli spettacoli: con qualche incursione nel cinema

Valentina Fontana

Il circo non è giocolieri, clown e trapezisti. Neppure illusionisti, comici e ballerine. Nemmeno animali addestrati, belve feroci, colpi di frusta e doppi salti mortali. Almeno non solo questo. Dietro il tendone colorato cresce e si anima una comunità nomade. Percorre chilometri, vive in bilocali su quattro ruote, digerisce delusioni, mastica emozioni. Lontana da riflettori e curiosi.
Un villaggio senza confini, una monarchia presidenziale che da oltre un secolo vede susseguirsi gli Orfei al comando. Con lo stesso spirito, lo stesso brivido, le stesse regole di un’utopica città del sole. Oggi Moira, il simbolo di un marchio inconfondibile, tiene lo scettro e spegne le cinquanta candeline della sua carriera.
La “divina”, come la chiamano i suoi collaboratori, festeggia a Milano, la città che l’ha visto nascere professionalmente, con un nuovo spettacolo, 50 anni fantastici - brivido, animali e sensazioni, fino al 20 novembre in piazzale Cuoco, che inaspettatamente unisce alla pura arte circense ballerine russe, luci psichedeliche, orchestra dal vivo e cantanti, un pourpourri strappato al musical.
Ma le parole d’ordine degli Orfei non sono “circo puro, animali e trapezisti”, questa metamorfosi con il musical che entra nel circo è un segno di debolezza?
«Una premessa - dice Moira Orfei -. L’essenza del circo è stata e sempre sarà solo l’animale. Gli animali portano i bambini al circo, gli animali muovono tutta la nostra organizzazione, anzi la nostra famiglia. A differenza di quanto predicano i “cari” ambientalisti, che amano piazzarsi davanti al nostro tendone a far propaganda, gli animali vivono a stretto contatto con la nostra comunità. Sono nati con noi, li trattiamo come persone, fanno pulsare il nostro circo, il circo ha senso solo se i protagonisti sono gli animali. A differenza del Circle du Soleil, che di circo ha veramente poco, le nuove coreografie arricchiscono e danno spettacolarità al puro circo. Per questo, accanto alle spericolate acrobazie del Trio Wulber, ai miei figli che si esibiranno con “il quadro spagnolo”, all’addestratore Gerd Koch con la cavalleria, al numero del russo Anatoly Joukov, capace di deglutire tre litri di kerosene e trasformarli in lunghe fiammate, ci sono splendide ballerine russe, un’orchestra dal vivo e un cantante, Giorgio Vidali, che accompagna lo spettacolo con musiche vecchie e nuove».
Cos’è quindi «Brivido, animali e sensazioni»?
«Il brivido degli animali feroci che possono attaccare, le sensazioni che da sempre stimolano il circo, che non cambieranno mai. Nel circo vige la regola della comunità, di una famiglia allargata. Noi dirigiamo circa 300 persone, non abbiamo bisogno di nessuno, siamo cittadini del mondo, non ci leghiamo a nessuna città in particolare, ma per dare continuamente emozione al pubblico dobbiamo essere molto uniti. Per questo il circo non muore nonostante le difficoltà, per questo la gente continua ad amarci».
Nata sotto il tendone, figlia d’arte, padre clown e madre circense, poi cavallerizza, trapezista e acrobata, Moira è il simbolo del circo Orfei in Italia e nel mondo. Ma quando è lontana dai suoi elefanti come riesce a essere sempre dominatrice della scena?
«Recentemente un ragazzo mi ha detto che sono come un maiale, non si butta via niente. Non c’è magia, sono semplicemente una donna normale, buona, generosa e molto ironica. Per questo continuano a invitarmi in tv. Per questo ho fatto 47 film senza bisogno di “spintarelle” con maestri quali Totò, Mastroianni, Gassman e Fellini».


E proprio da un regista nasce il suo inconfondibile look…
«Quando avevo 19 anni fu Dino De Laurentiis a consigliarmi di raccogliere i capelli in un turbante e di farmi chiamare Moira. “Non cambiare mai look - mi disse - chi cambia non ha personalità”».

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