Per quest'estate, l'Islanda ferma la caccia alle balene. È la prima volta da 17 anni che le due baleniere dell'isola che cacciano i cetacei annunciano lo stop.
Nel 2003, il Paese decise di riprendere a inseguire e uccidere con arpioni le balene, violando la moratoria del 1986 della Commisione internazionale per la caccia alle balene. Ora, dopo 17 anni di attività, l'Islanda annuncia uno stop, almeno per quanto riguarda la stagione estiva. Una delle due compagnie, dedite alla caccia di cetacei è la Hvalur, specializzata in balenotteri comuni ed esportatrice di balene in Giappone, aveva già annunciato a inizio giugno la possibile rinuncia per la stagione 2019. Ora arriva la conferma: niente caccia alla balene quest'estate. Il motivo, secondo quanto riporta l'emittente radiofonica locale Ruv, sarebbe frutto di una decisione commerciale e non governativa, conseguenza delle difficoltà incontrate dalla compagnia nel vendere la carne sul mercato giapponese: "Il turismo islandese e con esso l'economia nazionale sta precipitando velocemente".
Anche la compagnia IP-Utgerd, specializzata nella caccia delle balene minke, ha annunciato la propria decisione, dettata dall'estensione della zona costiera, vietata alle attività di caccia e pesca: i pescherecci "avrebbero dovuto andare più al largo", ma questo avrebbe voluto dire l'aumento dei costi per la caccia alle balene.
Secondo i dati ufficiali, nel 2018, sono stati uccisi 145 balenotteri comuni e 6 balene minke, in linea con i limiti fissati dalle autorità, che
stabiliscono un numero massimo di cetacei che possono essere uccisi: 209 per le balenottere comuni e 217 per quelle minke.Per quest'estate, quindi, i pescherecci si dedicheranno solamente alla caccia dei cetrioli di mare.
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