"Abbiamo rischiato la guerra nucleare". Lo scenario (da incubo) di Luttwak

ilGiornale.it intervista Edward Luttwak. Che spiega: "Bisogna trovare una via per la pace..."

"Abbiamo rischiato la guerra nucleare". Lo scenario (da incubo) di Luttwak

"Purtroppo ho un impegno importante, dobbiamo fare in fretta...". Edward Luttwak risponde al telefono dalla sua casa in Maryland, sulla costa orientale. Consulente strategico del governo americano - "mi paga per avere le mie opinioni e io le faccio avere, ma non cerco il consenso" -, in questi giorni, Luttwak ha proposto una via per comporre il conflitto in Ucraina.

Professore, dobbiamo partire dall'affondamento del Moskva, che ha evidentemente cambiato qualcosa...

Gli ucraini avevano predisposto precisi ordini alla batteria: quando veniva avvistata una nave russa bisognava affondarla. Questo ordine è stato emesso quando era forte ed imminente la minaccia di uno sbarco anfibio dei russi. Il problema è che non stato cambiato quando gli stessi russi hanno rinunciato allo sbarco. Quando è apparsa la Moskva nel raggio di missile Neptune (la copia di un missile anti nave russo), la batteria ha eseguito gli ordini che erano stati emessi due settimane prima. Quando hanno visto la nave non hanno consultato Kiev. Hanno scelto di affondarla e questo ha causatola reazione russa, con bombardamenti di Kiev e altre città. L'Ucraina avrebbe forse voluto evitare questo episodio ma non poteva farlo perché, ripeto, gli ordini precedenti non erano stati revocati. Questo è un esempio di come si scivola verso una escalation,

All'inizio del conflitto, Biden aveva detto qualche che gli americani non sarebbero intervenuti in maniera diretta perché questo avrebbe significato lo scoppio di una guerra mondiale. E oggi dire guerra mondiale significa nucleare.

Il principio è semplice: non possiamo avere il combattimento diretto tra russi e americani senza la minaccia di scivolare nel nucleare.

Chiaro, e torniamo dunque all'affondamento del Moskva...

È stato fatto da una batteria ucraina che ha agito senza il consenso di Kiev, tanto meno di Washington.

Si è arrivati in una situazione dove è necessario davvero poco per arrivare a uno scontro totale...

Per questo ci vuole un piano di pace. Io credo che la proposta che possa portare a una pace sia quella di fare un plebiscito nelle due regioni (oblast) di Donetsk e Luhansk. In che modo? Seguendo le norme del 1919, quando in Europa andarono in scena vari plebisciti riguardanti molti Paesi, dal Belgio alla Polonia. In ogni caso, piccoli e grandi territori che a Versailles non potevano mettersi d’accordo. Allora si è deciso di permettere plebisciti. Nonostante la fine della Prima guerra mondiale, nonostante molti Stati fossero nuovissimi, nonostante questo e la mancanza di internet e con pochi mezzi, i plebisciti sono passati e hanno funzionato molto bene. Hanno evitato circa sei o sette guerre differenti. Quindi, per l’Ucraina io sostengo che sia il caso di fare un plebiscito. Una volta accettato – dovrebbe esserlo, perché Putin sostiene che nei territori interessati dal conflitto siano tutti russi e che amino la Russia - si fanno le procedure necessarie. Si cessa il fuoco e si interrompono i movimenti militari. Durante questo periodo, che sicuramente prenderà molti mesi, si fa la certificazione degli eleggibili a votare e altri step burocratici. Bisogna poi accettare l’esito finale. Putin potrà dire ai russi di aver lottato per la libertà di scelta della gente.

Intanto però Biden ha promesso nuovi aiuti militari a Kiev...

I russi non accetteranno nessun plebiscito se possono vincere. Per fare una pace ci vuole un equilibrio militare. Quindi servono aiuti all’Ucraina per evitare che vengano schiacciati. Se Kiev viene schiacciata i russi non negoziano affatto.

Questo è lo scenario per il futuro. Ma queste tesi che lei propone trovano credito a Washington?

Non so. Non è il mio mestiere cercare consenso. Il governo americano mi paga per avere le mie opinioni e io le faccio avere. So solo che, se non si vuole scivolare verso una guerra nucleare, bisogna trovare modo di uscire da questo conflitto e non si può farlo senza la collaborazione di Vladimir Putin, al momento presidente della Russia. Bisogna smettere di insultarlo, smettere di parlare di crimini di guerra (il che implica che ci sia un criminale) e iniziare a parlare di come uscire dal conflitto. Intanto bisogna armare l’Ucraina, altrimenti i russi non negoziano.

Si sono mossi molti attori, tra cui Erdogan...

I russi volevano fare una piccola messa in scena di due ministri che si incontrano. Erdogan non è un attore di questa cosa. Lui non conta affatto. Mosca e Washington se ne fregano di lui. In Turchia c’è stata riunione, lì ci sono molti alberghi ma questo ha niente a che fare con Erdogan.

E Macron?

È andato a Kiev per evitare la guerra a tutti i costi. È una missione disperata per evitare una guerra. L’intelligence francese ha fatto lo stesso errore americano: ha applicato l’expertise militare acquisita combattendo in vari luoghi (Siria e Afghanistan) a quel che succede quando ci sono patrioti europei con armi. Combattere loro è differente rispetto a combattere gli afghani o i siriani. Gli americani hanno offerto di evacuare Zelensky, i francesi gli hanno detto di fare concessioni. Il capo dell’intelligence francese è stato licenziato, quello dell’Fsb russa è prigioniero mentre i capi americani sono imperterriti come se non avessero fatto stesso errore. Da allora si è imparato che ciò che bisogna fare è mandare armi così che gli ucraini si difendano meglio. Kiev non è caduta, adesso bisogna trovare un piano di pace.

Secondo lei da questo piano di pace riguarda l’Ucraina ma anche i nuovi assetti del mondo e nuovi equilibri?

Gli equilibri che la gente percepisce sono molto strani ai miei occhi. Per esempio il fatto che le persone prendano Erdogan sul serio, che è destinato a perdere le prossime elezioni… La Turchia non è né una grande né media potenza. Quando i turchi hanno minacciato i greci è arrivata una nave francese e i turchi si sono ritirati. I militari turchi sanno di che pasta sono fatti. Ho poi sentito dire che senza Xi Jinping non si può fare niente. Anche lui ha imparato che il G7 controlla l’economia mondiale e che, se lui si comporta male, non ha più nulla per far mangiare la Cina. In tal caso rischia di restare con riso e cavoli. Quindi gli equilibri mondiali se uno li percepisce male cambia tutto. Il G7, se lo vuole, può chiudere un’economia completamente.

Si parla molto (e male) dello stato di salute di Putin, spesso anche con…

Non ho nessuna informazione a riguardo. Non sono un esperto medico.

Ma non è forse un errore strategico giudicare un avversario credendo che sia pazzo a tutti i costi?

C’è il presidente

della Federazione russa con cui bisogna trattare per uscire da questa guerra. Il presidente è lui al momento. Se è qualcun altro il problema rimane lo stesso. La personalità o lo stato di salute di Putin non contano.

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