Jimmy Carter, Premio Nobel per la Pace e 39esimo presidente degli Stati Uniti, è morto oggi all’età di 100 anni, dopo aver trascorso la sua vecchiaia a lottare per i diritti umani e la fine dei conflitti bellici che insanguinano il mondo.
La vita in Georgia e l'ingresso in politica
James Earl Carter, detto Jimmy, nasce nel 1924 a Plains, un paesino della Georgia, in una famiglia di religione battista. Sua madre era un’infermiera, mentre suo padre coltivava arachidi e possedeva un negozio in cui il ‘piccolo Jimmy’ lavorava di tanto in tanto. Nonostante vivesse in uno Stato del Sud dove il segregazionismo era ancora molto attivo, le persone più importanti della sua infanzia furono la sua tata e l’operaio di suo padre, due afroamericani. Carter studia ingegneria prima al Georgia Southwestern Junior College, poi al Georgia Institute of Technology e, infine, nel 1946, si laurea alla Naval Academy di Annapolis, nel Maryland. Poco dopo sposa Rosalynn Smith da cui avrà quattro figli: John William, James Earl II, Donnel Jeffrey e Amy Lynn. Dopo aver fatto servizio come ufficiale di marina, nel 1953, Carter prende le redini dell’azienda del padre, morto proprio quell’anno di cancro al pancreas. Il futuro presidente Usa diventa, quindi, un produttore di arachidi molto stimato nella sua comunità tanto che, nel 1955, arriva a guidare la contea di Sumter.
Jimmy Carter diventa governatore della Georgia
Nel 1962 viene eletto senatore della Georgia e, dopo soli quattro anni, decide di candidarsi a governatore di quello Stato ma arriva solo terzo alle primarie democratiche, vinte da Lester Maddox che vincerà quelle elezioni grazie al sostegno dei segregazionisti bianchi. Nel 1971 Carter cambia strategia e vince avendo con sé, nel ruolo di vice, proprio l’ex governatore. Una volta eletto, però, pronuncia un discorso inaugurale di portata storica per la Georgia: “Il tempo della segregazione razziale – annuncia - è finito. Nessuna persona povera, rurale, debole o di colore dovrebbe mai più sopportare il peso di essere privato della possibilità di una formazione, di un lavoro o di semplice giustizia". Sotto il suo governo molti dipendenti statali e giudici di colore vengono assunti nello Stato della Georgia e Carter, per placare gli animi dei suoi sostenitori bianchi, reintroduce la pena di morte.
La vittoria alle Presidenziali del '76 e la crisi energetica
Nel 1976 Carter ottiene la nomination democratica e alle Presidenziali batte il repubblicano Gerald Ford, subentrato a Richard Nixon che era stato costretto a dimettersi dopo lo scandalo Watergate. Ottiene, però, una vittoria di dimensioni molto ridotte rispetto alle aspettative iniziali, per colpa di alcune gaffe clamorose. In un'intervista rilasciata a Playboy, Carter ammette di commettere adulterio "nel suo cuore" e fa alcune osservazioni sul sesso e sull'infedeltà che lasciano interdetti i suoi elettori. Alla fine Carter diventa presidente Usa ottenendo 297 grandi elettori contro i 241 di Ford e si trova a dover affrontare la più grande crisi energetica del Paese.
Istituisce il Dipartimento dell'Energia e promette il controllo dei prezzi e incentivi per le nuove tecnologie. In un suo famoso discorso televisivo del 1977 definisce la crisi energetica degli Stati Uniti come una guerra e spinge gli americani verso il risparmio energetico, installando pannelli solari per il riscaldamento dell'acqua sulla Casa Bianca. In questi anni attua varie riforme tese a incentivare, con sgravi fiscali, lo sviluppo delle energie rinnovabili e affronta due seri problemi ambientali: la discarica di Love Canal e l'incidente nucleare di Three Mile Island. Nell’agosto del 1978 il presidente Carter annuncia l'istituzione dello stato di emergenza federale per la bonifica della discarica di Love Canal e vara il decreto Superfund che impone una tassa per finanziare interventi di questo tipo. Nello stesso anno, con il Airline Deregulation Act, elimina il controllo del governo sulle tariffe del trasporto aereo e liberalizza il settore, mentre nel 1979 deregolamenta l’industria della birra americana, consentendo di vendere anche malto, luppolo e lievito di birra. Nel corso della sua presidenza Carter, però, non riesce a sconfiggere la crescita della disoccupazione e dell'inflazione che determinano una fase di recessione.
Dagli accordi di Camp David al premio Nobel per la pace
In politica estera sospende gli aiuti economici e militari al Cile, El Salvador e Nicaragua per protestare contro le violazioni dei diritti umani portate avanti da quelle dittature. Il suo primo, vero successo è, però, la firma degli accordi di Camp David tra Israele ed Egitto che arrivano a riconoscere ufficialmente i rispettivi governi e gli israeliani si ritirano anche dai territori del Sinai. Un successo che perde di consistenza nel 1979 quando studenti iraniani entrano nell’ambasciata statunitense a Teheran, prendendo in ostaggio 66 americani che vengono rilasciati solo il giorno in cui Carter lascia la Casa Bianca. A lui subentra l’ex governatore repubblicano della California, Ronald Reagan, che lo batte agevolmente nelle urne alle Presidenziali del 1980. Carter torna, quindi, nella sua Georgia dove due anni dopo dà vita alla fondazione no-profit Carter Center con lo scopo di promuovere la pace e i diritti umanitari nel mondo. Nel 2002 viene insignito del Premio Nobel per la pace per il suo impegno “in risoluzioni tese a prevenire conflitti in diversi continenti” e per aver difeso i diritti umani e “svolto attività di osservatore in innumerevoli elezioni in tutto il mondo”.
Gli ultimi anni di vita: Jimmy Carter sconfigge il cancro al cervello
Nell'agosto del 2015, all'età di 90 anni, Carter annuncia di avere il cancro al cervello (melanoma con metastasi al cervello e al fegato) e di doversi sottoporre alla radioterapia, un intervento chirurgico e a una sperimentale immunoterapia. All'inizio di dicembre, Carter dichiara di essere guarito:“La mia più recente scansione cerebrale MRI non ha rivelato alcun segno delle macchie tumorali originali né di quelle nuove", dice. Negli ultimi anni della sua vita scrive due libri molto importanti Faith: A Journey for All dove affronta il tema della fede e Peace, not Apartheid dove parla del conflitto Medio-Orientale e attacca Israele per le sue politiche contro i palestinesi, definite di apartheid.
Nel 2017, a 92 anni, è il presidente più anziano ad assistere a un insediamento presidenziale, mentre nel 2023, con il peggiorare delle sue condizioni di salute, lascia la clinica che lo aveva in cura per trascorrere i suoi ultimi giorni di vita in famiglia. Pochi mesi prima di morire Carter, appena divenuto centenario, aveva dichiarato di voler sopravvivere per poter votare Kamala Harris alle presidenziali del 5 novembre scorso- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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