Una studentessa di fisica alla ricerca del principe azzurro. Adescata sul web e costretta a partire per Raqqa. Questa è la storia di Islam Mitat, ventiquattrenne marocchina scampata, dopo tre anni, agli orrori del Califfato.
Ahmed Khalil, l’uomo che le ha stravolto la vita, l’aveva conosciuto su in sito d’incontri: “Muslima.com”, piattaforma web su cui, ogni giorno, navigano e interagiscono 4,5 milioni di musulmani. Un serbatoio prezioso per i cyber jihadisti che, grazie alla rete, hanno circuito e illuso centinaia di donne. Proprio lì, infatti, si nascondeva il pericolo, sotto le mentite spoglie di un uomo d’affari. Un cittadino britannico di origine afghana. Lui le impone immediatamente il velo, ma lei si fida.
Avrebbero dovuto trasferirsi assieme in Turchia ma, in realtà, la destinazione è la Siria. È Jarablus. Ahmed viene ucciso dopo poco, a Kobane, e lei, incinta, viene affidata al cognato e si ritrova a Raqqa. L’ultima capitale dello Stato islamico a crollare, quella dove convergono le bandiere nere in fuga dalle roccaforti liberate. Lì viene costretta a sposarsi altre due volte e dà alla luce il secondo figlio.
Quando muore in combattimento anche il terzo marito, Islam trova il modo di scappare. Vende i beni di proprietà del marito e paga ai contrabbandieri il prezzo della sua libertà, circa 5mila dollari. I trafficanti la consegnano assieme ai suoi figli, Abdullah di 2 anni, e Maria, di 10 mesi, alle Unità di Protezione Popolare (Ypg).
Adesso Islam si trova in un luogo sicuro, nel nord-est della Siria, ma è confusa e impaurita, non sa dove andare. Ed è preoccupata per il futuro dei suoi bambini. Non vuole tornare in Marocco.
Parlando con il Sunday Times, la donna, ha detto: “Voglio andare avanti, ho la forza di 10 uomini adesso, vorrei andare nel Regno Unito, lo voglio per i miei figli perché temo che in Marocco vengano considerati cuccioli del Califfato”. La sua vita è distrutta, e pensare che è iniziato tutto con un clic.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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