Un uomo è rimasto intrappolato tra le bufere di neve e la natura selvaggia dell'Alaska, a circa 32 chilometri dal più vicino centro abitato, dopo che il tetto della sua abitazione ha preso fuoco ed è stato salvato dai ranger dello stato dopo 23 giorni di totale isolamento.
Questa spiacevole avventura, che rievoca il pluripremiato film di Sean Penn del 2007, tratto dal best seller di Krakauer - Into the Wild – è capitata, suo malgrado, a Tyson Steele.
Il trentenne americano è riuscito a sopravvivere con barattoli di cibo recuperati, durante le avverse condizioni metereologiche mentre cercava di resistere a temperature sotto lo zero, dopo che il tetto di plastica del suo cottage si era incendiato.
Secondo la sua testimonianza, avrebbe introdotto del cartone nella stufa per accendere rapidamente il fuoco in una fredda mattina di dicembre - ma il materiale avrebbe generato scintille nel camino provocando un incendio indomabile nella sua casa.
A quel punto, pare che abbia notato il soffitto deformarsi e man mano cominciare e gocciolare, a causa della plastica, e sarebbe scappato dall’abitazione con indosso un pigiama, un maglione di lana e stivali senza calzini: vestiti con i quali avrebbe trascorso le tre settimane successive.
Nonostante il panico di quei primi momenti, Tyson è stato in grado di recuperare dei barattoli di cibo e un fucile ma non il suo cane – un Labrador color cioccolato di nome Phil.
Le prime dichiarazioni alle squadre di soccorso sono alquanto strazianti; racconta di esser scappato mentre tutto andava a fuoco e di esser riuscito ad afferrare solo il fucile e subito dopo di aver sentito ululare il suo cane, pensando che fosse riuscito a mettersi in salvo fuori dalla casa. Una volta appreso che non fosse fuori, il dolore è stato “indescrivibile”, continua il trentenne, rimasto a quel punto inerme ad urlare per la perdita scioccante.
Una volta spento il fuoco della sua abitazione, ormai completamente distrutta, Steele riesce a recuperare barattoli di conserve in cattive condizioni, danneggiati dal fuoco e contaminati dalla plastica bruciata della sua casa. Rimasto senza un telefono già da prima dell’incendio a causa delle pessime condizioni climatiche, ci son voluti parecchi giorni prima che si attivassero i soccorsi.
Le forti nevicate e le scarse attrezzature recuperabili dall’incidente hanno permesso a Steele di percorrere solo qualche chilometro dall’abitazione con grande fatica e dispendio di tempo; sforzi inutili poiché il nucleo abitativo più vicino era situato a più di 30 chilometri di distanza (Skwentna, 37 abitanti).
La situazione era sempre più grave: "Non avevo una mappa e sapevo di non conoscere i dintorni a sufficienza” – racconta Tyson - "e il rischio di passare da canali non percorribili e cadere nel ghiaccio era elevatissimo”.
In quel momento l’idea che gli salva la vita; costruisce un specie di castello di neve come rifugio di fortuna, che è stato in grado di resistere fino a quando un elicottero della polizia non è stato inviato in suo soccorso - trovandolo dopo tre settimane mentre agitava le braccia accanto a una scritta sulla neve (SOS) fatta con la cenere.
Recuperato e rifocillato con un doppio panino di McDonald, come da tradizione americana, presso l'Hangar della sezione aeromobili dello stato dell’Alaska a Lake Hood, ha detto che sarebbe rimasto con la sua famiglia nello Utah e di non esser
sicuro di tornare presto in Alaska per ricostruire la sua abitazione. La sua famiglia, aggiunge, ha alcuni cani che dopo questa esperienza sconvolgente lo avrebbero aiutato come una “sorta di terapia” a superare il trauma.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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