Argentina, bizze dell'ex presidente. Se ne va ma svuota la "Casa Rosada"

Cavi tagliati, dispensa vuota e una montagna di multe. Kirchner lascia la residenza, ma la fa pagare al suo successore

Argentina, bizze dell'ex presidente. Se ne va ma svuota la "Casa Rosada"

"Dopo di me il diluvio" disse Luigi XV alla marchesa Pompadour. Lo stesso pensava da tempo l’oramai ex presidente argentina Cristina Kirchner e, allora, poco prima di lasciare la Casa Rosada nelle mani di quel "violento aggressore" che risponde al nome di Mauricio Macri - così lo ha definito lei perché, giura, lui avrebbe alzato la voce traumatizzandola con perfidia - ecco prendere forma nel cervello di Cristina una di quelle idee che solo le menti più privilegiate riescono ad architettare.

Succede allora che, quando il 10 dicembre scorso, Mauricio sale sulla vettura usata tradizionalmente dalla presidenza argentina per il "cambio di guardia", il motore non s’accende. Senza benzina? Forse, ma se neanche dopo il rabbocco con una tanica da 10 litri il bolide dà segnali di vita forse un’altra spiegazione c’è. Uno dei funzionari addetti al parco macchine presidenziale, lo chiameremo Poldo per la sua passione per i panini "carlitos" e per tutelare la sua sicurezza, giura a IlGiornale.it di aver visto Cristina sgattaiolare la notte precedente l’insediamento di Macri il "delinquente" (giusto per citare Hebe de Bonafini, la dolce presidente delle Madri di Piazza di Maggio) sino all’auto in questione per poi tagliarne con un paio di cesoie i fili dell’iniezione elettrica. "Rapidità felina" quella di Cristina, assicura Poldo.

Ma c’è l’auto di riserva presidenziale direte voi e, alle strette con i tempi, così hanno pensato anche i responsabili del protocollo della Casa Rosada. Certo. Peccato che la "Cris" l’avesse lasciata al Mauricio dagli occhi blu – e dunque razzista e, come Cristoforo Colombo, pure genocida e "tano de mierda" – con più multe da pagare delle macchine di Balottelli, Paul Gascoigne e Massimiliano Allegri messe insieme, e pure con la targa non registrata al PRA argentino. Un vero miracolo degno di Madre Teresa che i vigili di Buenos Aires non abbiano arrestato l’autista del neopresidente Macri mentre lui, a bordo di questa "sommatoria di infrazioni al codice della strada", salutava ignaro el pueblo sino ad arrivare alla Casa Rosada.

"Dopo di me il diluvio" però nel linguaggio di Cristina la dispettosa non poteva limitarsi a questo paio di scherzetti da educande anche perché, "questa è casa mia e qui comando io" era solita cantare sino al 9 dicembre e, allora, via tutto dalla dispensa, dal caffè al latte, passando poi per telefoni, televisori e computer. Svuotate la Casa Rosada e portate tutto al Calafate, l’ordine perentorio dell’ingegnosa e machiavellica vedova di Néstor Kirchner. “Posso avere un caffè macchiato?" ha chiesto Macri appena insediatosi alla Casa Rosada ad un cameriere. "Ehm, guardi Signor Presidente che non c’è più nulla per espressa volontà di non riporre le merci esaurite da parte di … della sua predece … Insomma non c’è né caffè né latte ma, se vuole, glielo facciamo arrivare da qualche bar".

"Lo lascerò a piedi, senza caffè, né tv e telefoni e, quando oserà immergersi nella mia vasca da bagno …". Rideva a crepapelle tra sé e sé Cristina, mentre ripassava nella sua multipolare mente il piano diabolico, per cui dopo di lei non solo "il diluvio" ma pure "gelato". E allora è anche successo che quando dopo i suoi primi giorni da presidente eletto Maurizio riempiva la vasca della Casa Rosada per farsi un bagno ristoratore, dal rubinetto con sopra il "rosso" uscisse solo "acqua gelida".

Come quella dei ghiacci patagonici di El Calafate, dove Cristina riposa da quasi una settimana senza riuscire a smettere di ridere, perfida, al pensiero di Macri "costretto a lavarsi nell’acqua gelata perché gli ho fatto staccare anche quella calda, rischiando – ah Dio lo volesse - un coccolone". Luigi XV al confronto di Cristina era un dilettante allo sbaraglio, ecco cosa stanno pensando da lassù Néstor e la Pompadour.

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