L'Argentina è uscita a pezzi dall'esperienza politica di Mauricio Macri ma adesso potrebbe definitivamente eclissarsi grazie alla ricetta varata dal nuovo governo di sinistra rappresentato dal presidente Alberto Fernandez e dalla vice Cristina Kirchner.
Come ricorda il quotidiano Libero, a causa delle troppe tasse, lo Stato argentino preleva dai cittadini il 39% del prodotto interno lordo. Limitandosi a considerare solo l'economia formale, questa percentuale schizza al 56%: un'enormità. In altre parole, e per capire l'aria che si respira a Buenos Aires e dintorni, per ogni 100 di risultato commerciale il settore pubblico assorbe 106,30.
Il disastroso piano della sinistra
Macri ha fallito, e su questo non c'è alcun dubbio. Ma l'esecutivo di sinistra appena insediatosi alla Casa Rosada rischia di fare ancora peggio. Già, perché Fernandez ha aumentato le tasse addirittura del 74%; una somma che da sola vale il 2% del Pil e che porta il peso fiscale al 58%.
Il piano economico della sinistra è scritto nero su bianco all'interno di 84 articoli che, tra le altre cose e in nome dell' ”emergenza economica” hanno sancito il default virtuale, introdotto una quantità di cambi differenziati sul dollaro, tolto il meccanismo di indicizzazione delle pensioni, messo un'imposta del 30% sull'uso dei dollari e della carta di credito e sovraccaricato l'export agricolo. Ovvero il settore principale sul quale si è sempre retta l'Argentina.
Un peso, due misure
Scendendo ancor più nel dettaglio, in questo Paese sudamericano appena 12 milioni di argentini lavorano per mantenerne altri 19. Gli imprenditori locali hanno iniziato a farsi qualche lecita domanda sulla convenienza che c'è nel produrre in uno Stato del genere. Molti sono arrivati alla conclusione che forse è meglio trasferirsi altrove.
Critica la situazione per i pensionati, visto che i loro assegni sono stati "congelati" per sei mesi. E considerando che in Argentina la pensione minima è di 14mila pesos, cioè 155 euro, si capisce perché la situazione è drammatica. Il governo ha promesso un buono extra a gennaio e uno a febbraio, per un totale di 110 euro, ma la sensazione è che gli effetti di questa mancia saranno pressoché irrisori.
Nel frattempo l'inflazione annuale ha superato il 55% e le pensioni dei pezzi grossi del potere sono state consolidate.
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