L'ex consigliere di Trump e capo stratega della Casa Bianca, Steve Bannon, è stato arrestato dagli agenti dell'Fbi - a cui si è consegnato - con l'accusa di oltraggio al Congresso. Come più volte aveva preannunciato si è rifiutato di testimoniare davanti alla commissione investigativa sui fatti del 6 gennaio 2021, il famoso assalto al Campidoglio, e si è altresì rifiutato di fornire documenti a tal riguardo. Bannon è sospettato di avere informazioni su possibili legami tra l’ex presidente e i suoi sostenitori che presero parte all’assalto del Parlamento Usa. Non attenderà in carcere il processo, ma è in libertà vigilata e non potrà lasciare il Paese.
Trump più volte ha fatto appello al privilegio dell’esecutivo. Di cosa si tratta? È il diritto del presidente a mantenere segrete le conversazioni (comprese e-mail e messaggi) avute con i suoi collaboratori. Questo teoricamente esenterebbe i suoi collaboratori dall'obbligo di testimoniare e impedirebbe alla Commissione di accedere ai documenti della sua amministrazione.
Bannon aveva già fatto sapere che non avrebbe testimoniato finché la questione del privilegio non fosse stata chiarita. Il tema è stato discusso dalla Camera dei Rappresentanti, che ha girato per competenza al Dipartimento di giustizia i due capi d’accusa per oltraggio al Congresso (ognuno può comportare una pena da un mese a un anno di carcere e una multa di 100mila dollari).
In una nota di alcuni giorni fa il segretario alla Giustizia, Merrick Garland ha detto che sin dal suo primo giorno in carica, ha "promesso ai dipendenti del Dipartimento che insieme avremmo mostrato al popolo americano, con le parole e con i fatti, che il dipartimento si attiene allo Stato di diritto, ai fatti e alla legge e ricerca una giustizia equa secondo la legge". In altre parole, nessuno è super partes.
Architetto della vittoria di Trump nel 2016, attivissimo con il sito di controinformazione Breibart che dirigeva, Steve Bannon approdò alla Casa Bianca come stratega ma restò in carica soltanto pochi mesi, fino all'agosto 2017.
Quelli di oggi non sono i suoi primi guai. L'anno scorso, infatti, fu arrestato e incriminato per aver frodato i sostenitori di una campagna per raccogliere fondi privati per costruire il muro sul confine con il Messico.
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