"Non diamo i documenti": Bannon non collabora. Ecco cosa rischia

L'ex chief strategist della Casa Bianca, Steve Bannon, ha deciso di non collaborare con la commissione che indaga sull'assalto a Capitol Hill. Ora rischia un procedimento per vilipendio al Congresso

"Non diamo i documenti": Bannon non collabora. Ecco cosa rischia

Steve Bannon, ex chief strategist della Casa Bianca durante la presidenza Trump, ha deciso di accogliere l'invito di The Donald e di non collaborare con la commissione parlamentare che indaga sull'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio scorso: ora rischia un procedimento per vilipendio del Congresso. Come riporta l'agenzia Adnkronos, infatti, la Commissione parlamentare sui disordini del 6 gennaio a Capitol Hill ha minacciato di presentare accuse formali nei confronti di Bannon, se l'ex capo stratega di Donald Trump non collaborerà con l'inchiesta. Dopo il rifiuto di Bannon di rispondere alle domande dei parlamentari, i leader della Commissione hanno dichiarato che "prenderanno rapidamente in considerazione" di avviare nei confronti dell'ex braccio destro del presidente repubblicano un procedimento per vilipendio del Congresso. Bannon è stato citato in giudizio insieme ad altri tre ex funzionari dell’amministrazione Trump: l’ex capo dello staff della Casa Bianca Mark Meadows e il suo vice Daniel Scavino Jr e l’ex capo dello staff del Pentagono, Kash Patel.

La Casa Bianca ordina divulgazione documenti. Trump protesta

L'ex presidente ha invocato per i suoi ex collaboratori e per lo stesso Bannon, l'executive privilege: negli Stati Uniti rappresenta la facoltà del presidente di non rivelare informazioni, richieste da un altro potere, per esigenze di sicurezza nazionale o per tutelare il principio di confidenzialità nei rapporti interni all'amministrazione. Ignorando le richieste di Trump, come ha annunciato nelle scorse ore la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, il presidente Joe Biden ha autorizzato i National Archives a condividere una serie di documenti con il comitato parlamentare a guida dem che indaga sulla rivolta del 6 gennaio al Campidoglio, sottolineando che l'executive privilege non sarebbe valido: secondo il presidente, il "privilegio esecutivo non tutela gli interessi degli Stati Uniti". La decisione del presidente Biden, ha commentato la portavoce, Jen Psak, "è pienamente legittima, perché quanto accaduto non si ripeta più".

Bannon esortava i suoi follower ad agire

Da chiarire il ruolo di Bannon nei fatti del Campidoglio. Come riportato da Vice News, l'ex consigliere della Casa Bianca esortò i suoi follower su Facebook ad "agire" il giorno prima che si verificasse l'assalto a Capitol Hill. Bloomberg ha riferito che il presidente si era riconciliato con Bannon nelle ultime settimane della sua amministrazione, tanto da chiedergli consigli sulle elezioni. Nonostante sia stato rimosso dal suo ruolo nell'agosto 2017, Bannon ha infatti continuato a sostenere il presidente Donald Trump. Nel 2019, ha lanciato un podcast chiamato "War Room" in cui ha difeso le azioni del presidente mentre affrontava l'impeachment per la prima volta.

Dalla fine delle elezioni, il co-fondatore di Breitbart ha ripetuto la tesi sui brogli elettorali e sul furto di voti telematico ai danni di The Donald. Alcuni giorni dopo le elezioni, nel suo podcast ha chiesto la decapitazione del dottor Anthony Fauci e del direttore dell'Fbi Christopher Wray per la loro mancanza di lealtà nei confronti del presidente.

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