Ieri pomeriggio un ordigno rudimentale ha sventrato un vagone della metro pietroburghese. Il bollettino è di 14 morti e decine di feriti. A portare a termine l’attentato, come emergerà poi, sarebbe stato un kamikaze, cittadino russo di origine kirghisa, che avrebbe piazzato anche un secondo innesco, fortunatamente inesploso, nella stazione di Ploshchad Vosstaniy. In queste ore, mentre la "pista islamista" sembra aver preso il sopravvento sulle altre ipotesi messe in campo dagli investigatori, abbiamo contattato Nicolai Lilin – scrittore russo di origine siberiana con un passato da sabotatore nelle forze armate russe in Cecenia – per vederci più chiaro.
Terrore a San Pietroburgo. Gli inquirenti sembrano propendere per la "pista islamista", lei cosa ne pensa?
In realtà è stato confermato che si tratta di una pista collegata allo Stato islamico. Bisogna tenere presente che, dalla Federazione Russa, numerosi foreign fighter sono partiti per combattere tra le file dell’organizzazione guidata da al Baghdadi. Questi personaggi, quando fanno ritorno ai propri paesi d’origine, continuano a portare avanti la jihad. Ma la Russia è un paese pronto ad affrontare queste realtà con cui, ormai, si confronta da più di 20 anni.
Negli ultimi anni, mentre Isis faceva strage di civili in tutta Europa, la Federazione è rimasta sostanzialmente immune. Quello di ieri è stato un flop dei servizi russi?
Nel corso degli ultimi anni sono state neutralizzate numerose minacce, ad esempio, l’anno scorso, una brillante operazione antiterrorismo condotta da uno dei miei ex commilitoni della Gru (servizio segreto militare, ndr), oggi membro dell’Fsb, ha portato all’eliminazione del capo di una cellula jihadista attiva a San Pietroburgo. Come ogni battaglia, però, anche quella contro il terrorismo islamico alle volte si vince e alle volte si perde.
Come lavora la vostra intelligence?
I servizi russi lavorano molto bene. Non mi riferisco solo al campo del monitoraggio, ma anche e soprattutto all’attività di infiltrazione. Grazie alla loro natura multinazionale, infatti, gli agenti riescono a smantellare le cellule islamiste dal di dentro.
Quali le notizie che le sono giunte in queste ore dai suoi ex colleghi?
Mi è stato riferito che il kamikaze di San Pietroburgo aveva addosso 1 kg e mezzo di tritolo che, a causa dei fili collegati in maniera grossolana, ha brillato per meno di un terzo del carico. Si tratta di un errore commesso da persone poco esperte. Il materiale “vergine” (inesploso, ndr) di entrambi gli ordigni, adesso, offrirà indizi preziosi agli investigatori.
Sembrerebbe opera di un “lupo solitario”...
Basta con la solita marchetta al perbenismo occidentale che vuole creare un’immagine falsa del terrorismo islamico. Non esistono lupi solitari, le persone sono sempre collegate a livello ideologico, fanno riferimento a dei modelli precisi e sono motivate dalla comunità di riferimento.
Tra le ipotesi messe in campo dai media occidentali c’è quella dell’auto-attentato. Le sembra verosimile la versione della strategia della tensione?
Assolutamente no. La strategia della tensione è un metodo usato nei paesi con una forte connotazione democratica. La Russia contemporanea, invece, è un paese autoritario, imperiale, non ha nessun bisogno di usare il terrorismo. Escludo questa pista anche perché, attualmente, i sondaggi dicono chiaramente che l’81% dei russi si fida di Putin e le proteste degli ultimi giorni, a differenza della raffigurazione fatta dalla stampa occidentale, hanno in realtà coinvolto ben pochi manifestanti. A Mosca, ad esempio, su 15milioni di abitanti effettivi più qualche milione di abitanti illegali, sono scese in piazza qualche centinaia di persone
Proprio in riferimento alle proteste di piazza, qualcuno ha ipotizzato collegamenti tra una presunta “rivoluzione colorata” in corso e l’attacco di ieri…
Entriamo in un’area complottista, non credo si possa attribuire l’attacco di ieri alle centrali di questa specie di “rivoluzione colorata”. Di sicuro, però, l’attività di Navalny è ben vista dai terroristi del Califfato caucasico che hanno sempre garantito una sorta di “immunità” a chi affronta Putin in piazza.
Politica interna e politica estera. Quali mosse ci dovremo attendere dal Cremlino?
La politica della Russia, al netto di livelli di sicurezza innalzati su tutto il territorio, non cambierà. Lo ha dimostrato il presidente Putin con la decisione di non rinviare l’incontro con il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko.
Questa bomba sembra aver rinsaldato l’asse Putin-Trump...
Su cosa
decideranno i due leader possiamo solo azzardare delle ipotesi: tenendo ben presente che su diverse questioni geopolitiche rimangono concorrenti, forse, ci troviamo di fronte alle prove tecniche di un rinnovato multipolarismo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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