Aveva ammazzato il marito. Ma l'appello di papa Francesco non ferma il boia della Georgia

Prima donna condannata a morte nello stato di Georgia negli ultimi settant'anni. Il Pontefice aveva cercato di fermare l’iniezione letale

Aveva ammazzato il marito. Ma l'appello di papa Francesco non ferma il boia della Georgia

L'appello di papa Francesco non ferma il boia della Georgia. È stata eseguita la condanna a morte di Kelly Renne Gissendaner. La 47enne è stata giustiziata con una iniezione letale.

L'esecuzione, prevista per le 19 (l’una di notte in Italia) nel carcere della Jackson County era stata ritardata da tre appelli presentati dai legali della donna, ma respinti dalla Corte Suprema. Gissendaner, prima donna condannata a morte nello stato di Georgia negli ultimi settant'anni e la 16esima uccisa con pena capitale negli Stati Uniti dal 1976, era accusata di aver progettato nel 1997 l'omicidio del marito, che fu assassinato dall'amante, Gregory Owen, condannato all’ergastolo. Dopo aver testimoniato contro la 47enne, l'uomo potrebbe uscire di galera su libertà condizionata tra otto anni.

Giovedì prossimo invece sarà la volta di Alfredo Prieto, 49 anni, originario di El Salvador, colpevole di aver ucciso nove persone in California e Virginia tra il 1988 e il 1990. Nel 1992 ha invece stuprato e ucciso una 15/enne in California. Nello stesso anno, in Virginia, aveva ucciso tre giovani poco più che ventenni. Tuttavia, nonostante sia giudicato un serial killer, Prieto è affetto da disabilità mentale e solo la Corte Suprema può bloccare all’ultimo momento la sua esecuzione. L’ultima condanna capitale eseguita in Virginia risale al 2013, quando Robert Gleason Jr. fu messo sulla sedia elettrica.

Le esecuzioni arrivano meno di una settimana dopo che papa Francesco, parlando al Congresso americanoa, aveva sostenuto "l’abolizione globale della pena di morte" poiché "ogni vita è sacra, ogni persona umana è dotata di una inalienabile dignità, e la società può solo beneficiare dalla riabilitazione di coloro che sono condannati per crimini". Il Pontefice, con una lettera scritta dal nunzio Carlo Maria Viganò, aveva cercato di fermare l’iniezione letale della Gissendaner.

L’arcivescovo si è rivolto alla commissione per la revisione delle sentenze, chiedendo di commutare la pena in ergastolo. Davanti alla commissione erano state portate anche prove del pentimento della donna.

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