Bangladesh, continuano gli espropri forzati per i cristiani

Da anni la minoranza cristiana in Bangladesh è sottoposta ad espropri forzati di terreni. Per protestare contro l'ultimo abuso, in 500 hanno manifestato pacificamente. Tra i partecipanti, che hanno anche fatto uno sciopero della fame simbolico, c’erano numerosi esponenti di varie religioni

La protesta pacifica del 10 gennaio (Asia News)
La protesta pacifica del 10 gennaio (Asia News)

Ancora espropri per i cristiani in Bangladesh. Questa volta è toccato ad un terreno nella provincia di Barisal, a circa 120 chilometri dalla capitale. Nella terra confiscata, che appartiene alla chiesa di St. Peter dal 1849, c’era un laghetto che la comunità usava come importante risorsa idrica.

“Si tratta di un laghetto storico risalente a 150 anni fa”, ha spiegato Shanti Mondal, rappresentante della Chiesa del Bangladesh ad Asia News. “Il Dipartimento dei lavori pubblici (Pwd) ha riempito questo bacino solo per costruire un edificio destinato ad ospitare gli uffici del Tribunale giudiziario. L’azione è del tutto illegale: siamo in possesso di tutti i documenti di proprietà e paghiamo la tassa terriera in modo regolare”.

Due giorni fa, per protestare contro l’ennesimo abuso, più di 500 cristiani hanno manifestato pacificamente davanti all’Ashwini Kumar di Barisal. Tra i partecipanti, che hanno anche fatto uno sciopero della fame simbolico della durata di un giorno, c’erano diversi sacerdoti e numerosi esponenti di varie religioni.

Episodi di questo genere - spesso avallati dalla polizia e dai politici musulmani locali - sono sempre più frequenti in Bangladesh.

Il nove gennaio scorso, il cattolico Louis Soren, è stato ucciso vicino al piccolo villaggio di Bhutahara. Le cause dell’omicidio non sono del tutto chiare, ma molto probabilmente dietro l'uccisionie ci sarebbe una faida terriera.

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