"Altri attacchi al fosforo". E a Kiev si blocca l'avanzata russa

L'esercito russo ha distrutto un ponte chiave di collegamento con Kiev. Le autorità ucraine hanno lanciato l'allarme per un incendio scoppiato nei boschi vicini alla centrale nucleare di Chernobyl

"Altri attacchi al fosforo". E a Kiev si blocca l'avanzata russa

L'avanzata dell'esercito russo su Kiev continua a rilento ma nella notte le truppe di Mosca hanno distrutto un ponte chiave sul fiume Desna. Non un ponte qualunque, ma uno di quelli che consentiva alla resistenza di ricevere aiuti umanitari ed evacuare i civili. Paura per un incendio scoppiato nei boschi vicino alla centrale nucleare di Chernobyl: vigili del fuoco al lavoro da ore per domare le fiamme. Odessa si è svegliata all'alba con il suono delle sirene anti-aereo: c'è attesa per un possibile attacco nemico.

L'avanzata russa su Kiev

Il resoconto notturno del Ministero della Difesa britannico, in teoria, dovrebbe consentire all'Ucraina di tirare un sospiro di sollievo. Le unità militari ucraine avrebbero condotto con successo la controffensiva nelle città alla periferia di Kiev, e avrebbero probabilmente ripreso il controllo di Makariv e Moschun.

Pare, sempre secondo il report dei britannici, che a nord-est della capitale i russi stiano affrontando "significative difficoltà", e che la controffensiva ucraina abbia forse "messo a rischio la ripresa dell'avanzata verso la capitale".

È invece sicura la distruzione di un ponte chiave situato sul fiume Desna. Secondo quanto riportato dalla Bbc, l'infrastruttura era fondamentale per portare aiuti umanitari alla capitale e far scappare gli abitanti rimasti in città.

L'incendio di Chernobyl

Riflettori puntati su Chernobyl, una delle aree più delicate dell'intero conflitto e da giorni finita sotto il controllo russo. Le autorità di Kiev hanno informato l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) che una foresta vicino alla centrale è in fiamme. L'Aiea ha confermato l'indiscrezione spiegando che sono scoppiati alcuni incendi in una zona boschiva vicina alla tristemente nota centrale nucleare.

"Leggeri aumenti delle concentrazioni di cesio nell'aria sono stati rilevati a Kiev e in due centrali nucleari, ma non hanno causato problemi radiologici significativi", ha scritto su twitter l'Aiea. "I vigili del fuoco stanno cercando di estinguere gli incendi vicino alla centrale nucleare di Chernobyl", ha aggiunto la stessa Agenzia.

L'allarme di Kiev: "Usate bombe al fosforo"

Dopo le indiscrezioni di ieri, Kiev è tornata a lanciare l'allarme sul presunto utilizzo delle bombe al fosforo da parte dell'esercito russo. Nella regione di Lugansk, nel sud est dell'Ucraina, le forze di Mosca starebbero continuando a bombardare le città anche con le citate bombe. Lo ha scritto su Telegram il capo dell'amministrazione militare regionale di Lugansk, Sergey Gaidai, citato dall'agenzia Unian, sottolineando che ci sono morti e feriti.

"Nella notte gli invasori hanno bombardato la regione di Lugansk con missili e bombardamenti al fosforo. Si sa già che quattro persone sono morte e i russi hanno danneggiato o completamente distrutto molte case", ha scritto Gaidai. I russi sarebbero "in agonia" e non potrebbero più "penetrare in profondità", e dunque avrebbero "iniziato ad usare armi pesanti e a sganciare bombe al fosforo".

Cosa succede a Mosca?

Intanto, lontano dal terreno di battaglia, ci sono due importanti novità da prendere in considerazione. La prima, da prendere con le pinze, riguarda le solite lettere scritte da un agente anonimo dell'intelligence di Mosca all'attivista in esilio Vladimir Osechkin. L'ultima di queste racconta del rischio di un possibile golpe contro Vladimir Putin da parte del Servizio di sicurezza federale russo (Fsb). Un rischio che crescerebbe con il perdurare della guerra in Ucraina.

Dagli Stati Uniti, il Pentagono ha invece informato di ripetuti e falliti tentativi dei vertici militari americani di stabilire un contatto con gli omologhi russi. La fumata nera, scrive il Washington Post, sarebbe da imputare alla volontà dei generali del Cremlino di non rispondere.

A quanto pare, dall'inizio del conflitto, il capo del Pentagono, Lloyd Austin, e il capo di Stato maggiore dell'esercito, il generale Mark Milley, avrebbero tentato inutilmente di parlare con il ministro alla Difesa russo Sergei Shoigu e il generale Valery Gerasimov.

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