Bolsonaro nomina ministro Sergio Moro, giudice che arrestò Lula

Nel 2016, il magistrato aveva però dichiarato, in un’intervista al quotidiano O Estado de S. Paulo, che non avrebbe “mai accettato incarichi politici”

Bolsonaro nomina ministro Sergio Moro, giudice che arrestò Lula

Sergio Moro, magistrato brasiliano anticorruzione, ha accettato di entrare a fare parte della squadra di governo di Jair Bolsonaro, neoeletto presidente del Paese sudamericano. La scelta di designare il giudice federale quale nuovo ministro della Giustizia è stata presentata dal neoeletto capo dello Stato come un primo passo verso una profonda “moralizzazione” della vita pubblica. Moro ha infatti condotto, nei mesi precedenti, importanti indagini sulla diffusione delle pratiche corruttive nella politica nazionale, indagini che si sono concluse con l’arresto dell’ex presidente Lula e di altri importanti esponenti della sinistra.

Bolsonaro e Moro si sono incontrati ieri a Rio de Janeiro. Al termine del colloquio, il neoeletto capo dello Stato ha comunicato alla stampa che il magistrato anticorruzione avrebbe accettato di fare parte della compagine governativa che entrerà in carica il primo gennaio del 2019. Il leader conservatore ha affermato di volere attribuire al giudice sia l’incarico di ministro della Giustizia sia quello di ministro della Sicurezza pubblica: “Il giudice federale Sergio Moro ha finalmente accettato, in seguito alle mie sollecitazioni, di divenire il nuovo ministro della Giustizia e della Sicurezza pubblica. La sua avversione per il malaffare e il suo profondo rispetto per le leggi saranno condivisi da tutti gli altri membri della squadra di governo. I valori cari a Moro guideranno costantemente la mia presidenza.” La decisione di conferire a Moro ben due portafogli ministeriali rientra nel piano di accorpamento e razionalizzazione dei dicasteri federali propugnato da Bolsonaro nella recente campagna elettorale. Il magistrato ha subito confermato quanto in precedenza annunciato dal neoeletto presidente e ha quindi definito “un onore” entrare a fare parte della nuova compagine governativa brasiliana.

L’accettazione di tale incarico politico da parte di Moro è stata immediatamente stigmatizzata dagli esponenti della sinistra. Il Partido dos Trabalhadores (Pt), bersaglio delle indagini anticorruzione promosse finora dal giudice federale, ha reagito alla notizia etichettando come “montati ad arte” i procedimenti penali disposti da quest’ultimo. Secondo diversi membri del partito dell’ex presidente Lula, il recente ingresso di Moro nella compagine di Bolsonaro sarebbe la dimostrazione del fatto che tutte le indagini avviate nei mesi scorsi dal magistrato sarebbero state orientate a “mettere fuori gioco” gli avversari politici del leader conservatore e a favorire, di conseguenza, la vittoria di quest’ultimo.

I detrattori di Moro, inoltre, lo accusano di avere operato, accettando l’incarico offertogli dal neoeletto presidente, un vero e proprio “voltafaccia” rispetto alle dichiarazioni rese nel 2016 alla stampa brasiliana. In quell’anno, il magistrato aveva infatti assicurato, in un’intervista al quotidiano O Estado de S. Paulo, che non avrebbe “mai accettato incarichi politici”.

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