I confini per Boris Johnson sono una cosa seria: l'ultima dimostrazione arriva dai movimenti nelle acque marittime. La Brexit fa da sfondo, ma il pericolo vero si chiama No Deal. Un mancato accordo complicherebbe, e non poco, i rapporti geopolitici tra la Gran Bretagna ed il resto d'Europa. Tanto che il premier britannico ha già pronte quattro navi, con tanto d'armamenti al seguito. L' equipaggio della Royal Navy potrebbe essere piazzato come deterrente, al fine d'evitare che le imbarcazioni straniere possano valicare i limiti territoriali sovrani. Il segnale è tuttavia chiaro.
Oggi è il giorno dell'ennesimo summit tra Johnson e le istituzioni europee. Il leader conservatore vedrà il presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen, mentre il ministro degli Esteri Domenic Raab - come si apprende pure dall'Agi - non se l'è sentita di dichiarare che le negoziazioni termineranno sul gong previsto. L'uomo che ha sostituito Johnson alla guida del Paese quando il premier ha contratto il Covid-19 ha aperto ad una trattativa in grado di superare le tempistiche calcolate. Bisogna vedere cosa ne pensa l'Ue, che non sembra troppo bendisposta ad allungare ancora il brodo. Intanto quattro ancore stanno per essere slegate. Il segnale non è proprio dei migliori in relazione agli appuntamenti dialettici che le parti si apprestano ad onorare. Il rischio è costituito dai pescherecci stranieri - dicono da Londra - , ma la simbologia del gesto si presta a più di un'interpretazione.
La sensazione è che la famosa Hard Brexit, cioè una versione dello strappo senza previo accordo con le istituzioni sovranazionali, sia divenuta qualcosa di più di una semplice ipotesi. In specie nel corso delle ultime fasi, dove le accelerate hanno corroborato una mancata concordia. Quello che ci stiamo per lasciare alle spalle è stato un anno più complicato del previsto per Boris Johnson: la Brexit, certo, ma anche la pandemia, che il conservatore ha affrontato con due atteggiamenti molto diversi tra loro a seconda della fase (con tanto di positività sintomatologica vissuta in prima persona), e la sconfitta del principale degli alleati internazionali della Brexit, ossia Donald Trump, con cui Johnson avrebbe dovuto costruire un assetto diplomatico bilaterale. Non è affatto detto che il presidente Joe Biden la pensi alla stessa maniera del suo predecessore. E le acque non possono che agitarsi.
Il ministro Raab dice che la strada dinanzi è ancora lunga ma il tempo continua a scorrere. L'Unione europea ha presentato la sua versione dell'accordo, mentre la Gran Bretagna continua a fare muro. Uno spiraglio, almeno allo stato attuale, non sembra possibile. Intanto quattro navi da guerra sono già pronte per blindare le acque territoriali. Quelle cui l'Unione europea vorrebbe continuare ad accedere per pescare e che invece Boris Johnson vorrebbe sigillare, consegnando un messaggio piuttosto chiaro all'Ue.
Boris Johnson, in virtù di alcune politiche legate alla gestione degli effetti economici della pandemia, deve badare alla reazione del partito che guida: i conservatori non concordano su certe aperture fatte in materia di diritti sociali e, in queste ore, la fazione meno sovranista ha sgomitato pure per
questa storia delle quattro navi predisposte per salpare. Tra uno scricchiolio e l'altro, Bo-Jo ha comunque optato per una dimostrazione di forza. Sono ore decisive per il destino della Gran Bretagna rispetto all'Europa.
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