Andò a caccia di pokemon in chiesa, al via il processo allo youtuber russo finito nell’occhio del ciclone. Rischia più di sette anni di carcere per incitazione all’odio e altri capi d’accusa.
Ruslan Sokolovski, ventidue anni e web star russa, è finito nei guai a settembre scorso quando postò sul suo canale di Youtube, il video – che risale all’inizio di agossto - lo ritraeva nella Cattedrale del Sangue a Ekaterinenburg, nella regione degli Urali, mentre “armato” di smartphone se ne andava a caccia di pokemon tra gli altari, i candelabri, le preghiere dei fedeli e le icone sacre. Il suo video è stato interpretato come una vera e propria provocazione anzi, un’offesa al sentimento religioso e, perciò, il suo comportamento rientra – secondo i magistrati russi – nella legge anti-discriminazioni del 2007.
Il video, che in rete ha superato 1,6 milioni di visualizzazioni, è ancora online e ritrae il giovane che compulsa un cellulare passeggiando in una chiesa. Nel filmato, spiega perché ha deciso di andare a caccia di Pokemon in chiesa: per sfidare il divieto stabilito dalle autorità russe annunciato, solo qualche settimana prima, dai media locali.
La provocazione di Sokolovski è avvenuta in un luogo particolarmente caro ai cristiani ortodossi. La Chiesa del Sangue di Ekaterinburg è uno dei simboli più importanti della rinascita religiosa russa dopo gli anni dell’ateismo di Stato imposti dall’Urss. Inoltre, il tempio è stato costruito sui luoghi dove si dice che siano stati fucilati i Romanov, e perciò negli anni alla devozione verso la religione s’è unito il culto all’ultimo zar (di cui è stata proposta la canonizzazione).
Solokovski s’è dichiarato non colpevole.
Almeno, non colpevole di blasfemia e incitazione all'odio nella misura in cui lo furono ritenute le Pussy Riot che inscenarono nel 2012 una manifestazione blasferma all’interno della cattedrale di Mosca.Ma ora rischia più di sette anni di carcere. Intanto, come riporta il Daily Mail, anche Amnesty International è intervenuta sul caso e ha bollato come ridicole e farsesche le accuse rivolte contro il vlogger russo.
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