"Rappresenta la storia coloniale". Cancellata pure la Regina

Il Magdalen College di Oxford rimuove il ritratto di Sua Maestà britannica, accusandola di essere il simbolo della storia del colonialismo

"Rappresenta la storia coloniale". Cancellata pure la Regina

La cancel culture raggiunge un nuova vetta di assurdità. In nome del politicamente corretto continua a eliminare pagine intere di Storia, rendendo la memoria collettiva più povera e, dunque, più esposta alla ripetizione degli errori del passato. Stavolta la vittima sacrificale è la regina Elisabetta, un’icona del mondo moderno.

La regina Elisabetta vittima del politicamente corretto

Secondo quanto riporta Il Corriere.it gli studenti del Magdalen College, uno dei più importanti e prestigiosi di Oxford, hanno rimosso il ritratto della sovrana dalla sala riunioni. La ragione di un simile gesto è davvero discutibile. Elisabetta II è stata accusata di “rappresentare la storia coloniale recente”, dicono sempre gli studenti, dunque il quadro che la raffigura non avrebbe diritto di stare in bella mostra in luogo pubblico che dovrebbe “far sentire tutti benvenuti”.

La regina Elisabetta è l’ultimo capro espiatorio, in ordine di tempo, di una cultura che non insegna, ma cancella tutto ciò che appare scomodo, non omologato a una certa visione staccata dalla realtà e che vorrebbe disegnare il mondo come un luogo illusorio. Una certa utopia che, come tale, nasconde pericolose deviazioni. Il Corriere.it evidenzia, giustamente, che la cancel culture potrebbe essere definita come la nuova inquisizione, la moderna “caccia alle streghe”. Stavolta sul rogo dell’ipocrisia è finita la regina Elisabetta, ma l’elenco di questi nuovi “eretici” è lungo e non sono solo persone in carne e ossa, ma anche opere letterarie, cinematografiche, da Via Col Vento a Dumbo.

Il ministro dell’istruzione inglese, Gavin Williamson, ha bollato la trovata degli studenti del Magdalen College come "assurda" e ha commentato: “La regina è ciò che di meglio c’è nel Regno Unito e ha a che fare con la tolleranza, la coesione e l’inclusione”. In difesa di Sua Maestà si è schierato anche il pro-rettore di Oxford, Lord Patten, ultimo governatore britannico di Hong Kong, che ha definito gli studenti “offensivi e ignoranti”.

Non è dello stesso avviso la preside del college, la quale ritiene inviolabile il diritto di espressione dei ragazzi e ha sottolineato: "La libertà di parola significa che gli studenti possono fare le loro scelte. Difendo il loro diritto di condurre i loro affari e decidere cosa va appeso al muro". Un gesto così eclatante dal Magdalen College, frequentato da personaggi come Oscar Wilde, nessuno se lo sarebbe mai aspettato, benché vi sia stata un’avvisaglia proprio lo scoprso anno.

Una pericolosa deriva

Gli studenti dell’Oriel College (che fa parte di Oxford come il Magdalen), infatti, si impuntarono per rimuovere la statua del colonizzatore dell’Africa meridionale Cecil Rhodes. Persino il King’s College di Londra si sta avviando sulla rovinosa strada della cancel culture. A inizio giugno 2021, infatti, l’ateneo pubblicò un ritratto del patrono, il duca di Edimburgo appunto, durante una visita del 2002. L’immagine, dopo le accese proteste che etichettavano il principe consorte come un "razzista e sessista”, venne ritirato e l’archivista che lo aveva diffuso, Joleen Clarke, chiese persino scusa.

Ci troviamo di fronte a una pericolosissima censura, una revisione storica e culturale che del senso più alto del termine libertà non ha proprio nulla. Anzi, rischia di togliercela questa libertà, avvicinandosi sempre di più al baratro del pensiero unico.

La Storia e il mondo sono entità complesse che dobbiamo conoscere in tutte le loro sfaccettature, anche quelle che non ci piacciono. Non sono creta da modellare, ma fatti, persone, fallimenti e successi, errori da cui imparare. Gli eventi e i personaggi storici non sono “santini” ma frammenti di una realtà che rischiamo di dimenticare.

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