Un'autopsia indipendente ha confermato quello che il quadro aveva raccontato in un primo momento: George Floyd, secondo questo secondo esame, è morto perché asfissiato da quella che è stata definita "compressione". Una "compressione" che sarebbe stata effettuata sul collo e sulla schiena del cittadino afroamericano. Il caso è piuttosto discusso. Anche perché l'episodio rimane al centro delle proteste del Black Lives Matter, di altre sigle e di semplici rivoltosi che si stanno svolgendo in queste ore negli Stati Uniti. L'autopsia ufficiale, due giorni fa, aveva raccontato altro: "Non è stato il soffocamento". Questo era stato il primo responso. Ma ora la situazione potrebbe cambiare, e in breve tempo.
I medici legali che hanno effettuato quest'altra autopsia - così come riportato dall'Adnkronos - hanno dichiarato che "le prove emerse coincidono con un'asfissia meccanica quale causa della morte". Ma l'esame non ha certificato solo questo aspetto. Un ulteriore elemento è quello che riguarda la mancanza di "problemi medici preesistenti che hanno causato o contribuito alla sua morte". Questo è un altro fattore che rimane al centro della dialettica sul caso. Per i due dottori, George Floyd non era dunque in condizioni di salute che lasciassero pronosticare un possibile decesso. La fattispecie individuata dall'autopsia indipendente, con ogni probabilità, tende ad avvalorare la tesi dell'omicidio, che deve però ancora essere dimostrata. L'accusa di omicidio è quella che pende sul poliziotto che è stato arrestato. Gli avvocati della famiglia della persona deceduta - come riporta l'Agi - hanno già preso posizione sul risultato emerso poco fa, sottolineando come George Floyd sia dunque "morto sul colpo". Tutto questo avviene mentre viene data pure la notizia relativa alla data sui funerali dell'uomo: le esequie avranno luogo, stando all'agenzia già citata, il 9 del mese corrente.
Nel frattempo, il clima negli Usa si sta surriscaldando: le immagini che arrivano dagli States mostrano proteste pacifiche, ma anche contesti di caos piuttosto evidenti, con saccheggi, incendi e devastazioni che stanno riguardando persino sedi istituzionali. Il presidente Donald Trump non è affatto persuaso dalla gestione messa in campo da alcuni governatori. Il tycoon, che da poco dichiarato che gli Usa equipareranno gli anti-fa alle organizzazioni terroristiche, ha definito "cretini" coloro che non procedano per mezzo di "arresti" in grado di garantire peraltro un periodo di detenzione non irrilevante. La situazione, per Trump, non prevede che si possa lasciar fare. Ed anzi bisognerebbe ripristinare "la legge e l'ordine". Il Commander in Chief è stato molto chiaro, anche attraverso i social network.
Joe Biden, invece, il candidato rivale di The Donald, è impegnato in un'opera di "ascolto" di alcuni esponenti facenti parte dei gruppi che protestanto.
La sensazione però è che i democratici non possano assecondare troppo manifestazioni di dissenso che sfociano in violenze. Vanno operati dei distinguo, certo. Ma la situazione sembra peggiorare di ora in ora. E la tensione non pare destinata ad abbassarsi nel corso della prossima nottata.
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