L’autopsia appena condotta sul corpo di George Floyd, l’afroamericano ucciso a Minneapolis dopo che un poliziotto bianco si è inginocchiato su collo del malcapitato per 9 minuti, sembra essersi rivelata una beffa per i familiari della vittima. L’esame autoptico ufficiale ha infatti escluso, sulla salma dell’uomo di colore, indizi di uno strangolamento, nonostante i numerosi video e testimonianze che descrivono appunto l’agente tenere premuto il suo ginocchio contro il collo di Floyd, immobilizzato in quegli attimi dalle forze dell’ordine per un controllo di sicurezza. Il controverso esito dell’esame forense è stato rivelato mentre la protesta contro gli abusi della polizia verso le minoranze si fa sempre più violenta e la reazione delle forze dell’ordine sempre più dura.
L’autopsia ufficiale sul corpo dell’afroamericano, fa sapere l’Huffington Post, ha innanzitutto messo nero su bianco che “non ci sono elementi fisici che supportano una diagnosi di asfissia traumatica o di strangolamento”.
Dopo avere smentito la tesi per cui la tragica scomparsa dell’individuo di colore sarebbe un effetto diretto ed esclusivo del soffocamento causato al malcapitato dalla pressione esercitatagli sul collo dal ginocchio del poliziotto, il rapporto del medico legale passa quindi a indicare un complesso concorso di cause quale probabile presupposto del decesso del cittadino di Minneapolis.
Il personale medico della contea di Heppepin, rimarca la testata italiana, accenna infatti a un probabile groviglio di circostanze, in cui rientrerebbero anche delle patologie pregresse di Floyd, quali una coronaropatia e un’ipertensione, nonché gli effetti di un apparente composto tossico ingerito in precedenza dalla vittima: “Gli effetti combinati dell’essere bloccato dalla polizia, delle sue patologie pregresse e di qualche potenziale sostanza intossicante nel suo corpo hanno probabilmente contribuito alla sua morte”.
La famiglia di Floyd ha subito contestato il contenuto del referto ufficiale, secondo cui all’origine del decesso del malcapitato non vi sarebbe unicamente un soffocamento, pretendendo un secondo esame autoptico, stavolta realmente imparziale.
I parenti dell’afroamericano hanno di conseguenza, riporta sempre l’Huffington Post, invocato l’aiuto del patologo forense e volto noto televisivo Michael Baden, affinché questi sottoponga a nuovi accertamenti la salma dell’uomo di colore. Baden, riferisce Fox News, avrebbe accettato la richiesta di aiuto proveniente da Minneapolis, assicurando che si recherà proprio oggi nella città in cui si è consumata la tragedia.
La delusione e l’indignazione dei familiari del soggetto drammaticamente scomparso sono state giustificate dal legale dei primi, Ben Crump, con le seguenti parole, citate dall’organo di informazione diretto da Mattia Feltri: “La famiglia non si fida di nulla che arrivi dal dipartimento di polizia di Minneapolis. La verità l’abbiamo già vista”.
Mentre esplode la polemica sulla credibilità del referto inerente al corpo di Floyd, attivisti per i diritti dei neri hanno assaltato, nella metropoli in cui è morto l’individuo di colore, l’abitazione del poliziotto immortalato mentre teneva il suo ginocchio premuto contro il collo del malcapitato.
I manifestanti inferociti, evidenzia la testata italiana, si sono infatti recati nel sobborgo urbano di Oakdale per vandalizzare la casa dell’agente bianco Derek Chauvin, attualmente in prigione proprio in merito al decesso
di Floyd. Sul poliziotto pendono le accuse di omicidio preterintenzionale e omicidio di terzo grado. Per tali incriminazioni, l’ordinamento penale statale prescrive una condanna che può anche arrivare a 25 anni di carcere.
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