Caso Lo Porto, adesso Obama mette in discussione i droni

Il cooperante italiano rapito tre anni fa è stato ucciso a gennaio da un drone della Cia in Pakistan. Gentiloni in un'Aula vuota: "Agli americani sono serviti tre mesi per le difficoltà delle verifiche in zona"

Giovanni Lo Porto a Multan, in Pakistan, dove lavorava
Giovanni Lo Porto a Multan, in Pakistan, dove lavorava

Un’operazione della Cia, piena di errori, è costata la vita a Giovanni Lo Porto, il cooperante italiano rapito in Pakistan nel 2012: è stato ucciso a gennaio da un razzo sparato da un drone dell’Agenzia contro un covo di al Qaida in Pakistan, non lontano dal confine afghano. E nello stesso raid è stato ucciso anche un altro ostaggio, un americano, Warren Weinstein, che era stato rapito nel 2011. Per anni i consiglieri di Barack Obama hanno detto che errori come quello che hanno provocato la morte di due ostaggi occidentali "non sarebbero mai avvenuti". E ora l’amministrazione si sta chiedendo se si sia fatto abbastanza per eliminare i rischi di questi errori.

Secondo il Washington Post, Obama avrebbe messo in discussione la strategia della near certainty che usa i droni come arma principale nella lotta al terrorismo. Le linee guida per l’autorizzazione ai raid, elaborate dal direttore dalla Cia John Brennan e firmate da Barack Obama, prevedono infatti che la luce verde per l’azione venga data quando sulla base delle informazioni di intelligence si ha la "quasi certezza" che l’obiettivo colpito sia terroristico e che non si rischia di mettere in pericolo civili. "Purtroppo - ha detto il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest - quest’ultima valutazione della near certainty si è rivelata sbagliata". Una strategia che in questi anni è stata duramente condannata e contestata dalle associazioni per i diritti umani che accusano Obama di aver provocato la morte di centinaia di civili. "Weinstein e Lo Porto - ha detto Alka Pradhan, avvocato di Reprive U.S., organizzazione che rappresenta le vittime civili dei droni - non sono assolutamente i primi innocenti uccisi dai nostri droni, e in nessun altro caso gli Stati Uniti hanno chiesto scusa per i loro errori".

Un'inchiesta sarà condotta per determinare come si sia arrivati a questo tragico errore, ma nella intelligence community c’è chi crede che non sia possibile arrivare ad un livello più alto di certezza se si vuole mantenere l’uso dei droni. "Chiedere un standard più alto di prova vorrebbe dire la fine di questo tipo di operazioni", ha detto Adam Schiff, capogruppo democratico alla commissione Servizi della Camera, ricordando che in questo caso non si è trattato di un drone che ha colpito "l’edificio sbagliato, una famiglia innocente, la tragedia è stata che vi fossero nascosti ostaggi innocenti".

Questa mattina il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha riferito della morte di Lo Porto, "un volontario generoso ed esperto del mondo della cooperazione allo sviluppo". Secondo la sua ricostruzione, il premier Matteo Renzi è stato avvertito da Obama "nella tarda serata del 22 aprile". Al premier il governo americano avrebbe assicurato che non vi erano informazioni in base alle quali si potesse prevedere che nel compound ci fossero i due ostaggi occidentali. La "particolare natura dell’operazione antiterrorismo" nella quale è rimasto ucciso l'ostaggio italiano ha, infatti, richiesto "tre mesi per le necessarie verifiche" prima di poter informare il governo italiano di quanto accaduto. L'ultima evidenza che Lo Porto fosse in vita risale "allo scorso autunno".

Poi nell’area di confine tra Afghanistan e Pakistan si sono fatte "sempre più frequenti" le azioni militari. "Tali azioni - ha spiegato Gentiloni - hanno reso ancora più complessa l’attività di acquisizione di informazioni sul terreno".

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