Catalogna, voto tra le violenze: "Più di 800 feriti negli scontri"

Il governo catalano: si può votare in ogni locale adibito a seggio anche con le schede elettorali stampate a casa. Madrid: "Vergogna, non c'è alcuna legalità". Centinaia di feriti

Catalogna, voto tra le violenze: "Più di 800 feriti negli scontri"

Barcellona si è svegliata sotto la pioggia. I seggi per il referendum sull'indipendenza della Catalogna si sono aperti alle 9, ma centinaia di persone si erano messe in coda già dalla notte per non mancare all'appuntamento. Immediate le tensioni, con la Guardia Civil (la polizia nazionale) che ha fatto irruzione in un seggio di Girona. Non un seggio qualsiasi. Qui alle 9.15 era previsto che votasse il presidente della Generalitat (Regione autonoma) della Catalogna, Carles Puigdemont. Impedire il suo voto aveva un alto valore simbolico. Poco dopo, però, il leader catalano ha fatto sapere di aver votato in un altro seggio.

"Qualunque cittadino può andare a votare in ogni punto elettorale e avrà la doppia conferma del suo voto, questo rallenterà il procedimento ma garantirà che tutti possano votare", ha detto il portavoce del governo catalano, Jordi Turull. Secca la risposta di Madrid: il referendum ha "perso ogni rispettabilità e credibilità democratica. Per la prima volta nella storia mondiale delle elezioni si cambiano le regole del gico 45 minuti prima che si aprano le urne, con l’unico obiettivo di forzare il risultato delle elezioni. Senza alcun censimento, con schede portate da casa, senza timbri. È una vergogna elettorale".

Quattro persone a volto coperto hanno aggredito all’alba un uomo all’interno di una scuola adibita a seggio. È accaduto a Fugueras, vicino a Girona. Gli aggressori, tutti incappucciati, hanno colpito l’uomo con il palo di una bandiera. L’aggredito faceva parte del gruppo di circa un centinaio di persone che stava presidiando la scuola per impedire che le forze di polizia la chiudessero. Una donna anziana è stata ferita durante l’irruzione della polizia nazionale nella scuola Freire del quartiere Roquetes, a Barcellona, dove era allestito un seggio. Altre persone ferite per un'irruzione degli agenti nel seggio allestito alla scuola Mediterranea della Barceloneta.

La Guardia civil è entrata nella sede del ministero dell'Istruzione ed ha arrestato il ministro Claras Ponsatì. Agenti antisommossa hanno sparato proiettili di gomma mentre cercavano di allontanarsi dal seggio Ramon Llull di Barcellona. La polizia stava tentando di lasciare il luogo del seggio dopo un blitz effettuato per sequestrare le urne del referendum, quando è stata presa di mira da un lancio di oggetti da parte dei manifestanti. I furgoni della polizia sono stati fermati dalla folla e gli agenti hanno sparato proiettili di gomma per aprire il passaggio dei mezzi.

Tensione altissima e diversi feriti (884 secondo la Generalitat). Le forze di sicurezza nazionali sono intervenute in decine di seggi per sequestrare le urne e il materiale elettorale e impedire lo svolgimento della consultazione. La Guardia Civil ha effettuato il primo arresto. Un indipendentista è stato fermato per resistenza a pubblico ufficiale in un ambulatorio trasformato in seggio d’emergenza - non era nella lista di quelli ufficiali - perché ha impedito agli agenti di chiudere la struttura dove alcuni cittadini volevano votare. Un uomo (tra i 50 e i 60 anni) è stato colpito da un infarto dopo una carica della polizia nazionale spagnola che cercava di impedire le operazioni di voto a Lleida, centro ad ovest di Barcellona.

In un tweet il corpo di polizia nazionale spagnolo si difende dalle accuse di aver fatto ricorso ad un eccessivo uso della forza: "La Guardia Civil resiste a provocazione e molestie esercitando in modo proporzionato le sue funzioni a difesa della legge".

La Generalitat catalana ha aperto una pagina web per consentire il voto elettronico a distanza. Ieri i giudici catalani avevano bloccato altri siti e app organizzate dal governo indipendentista.

Nel pomeriggio la Guardia Civil ha messo nel mirino anche i vigili del fuoco catalani. I pompieri infatti si sono schierati dalla parte indipendentista e hanno formato uno scudo umano fra la polizia e gli elettori. Una catena, in divisa, per impedire agli agenti di caricare o spostare la gente impegnata nel voto. Gli agenti della Guardia Civil hanno deciso di caricare pure loro. In serata, dopo la chiusra dei seggi sono arrivate le parole del premier Mariano Rajoy: "La maggioranza dei catalani non ha voluto partecipare a sceneggiata dei secessionisti. Senza clamore ha ignorato la chiamata alle urne". I catalani, ha aggiunto il premier, "sono stati ingannati dagli organizzatori del referendum". Parole dure quelle del premier che di fatto accendono lo scontro tra Madrid e Barcellona.

Rajoy ha poi rivendicato l'uso della forza da parte della Guardia Civil per impedire la consultazione: "Oggi non c'è stato un referendum in Catalogna, oggi tutti gli spagnoli hanno constatato che lo Stato di diritto mantiene la sua forza e agisce contro chi vuole sovvertirlo e contro qualsiasi provocazione".

In questo filmato si vede un agente della polizia locale che sfida i colleghi della Guardia Civil (polizia nazionale).

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