Hanno definito l'Italia in ogni modo, facendole la morale. Non si contano le copertine dedicate agli italiani "mafiosi", "scrocconi", "aggressivi" e "ricattatori", rappresentati come una pistola adagiata su un piatto di spaghetti o come tanti Schettino. Ma stavolta a finire nella bufera c'è la redazione dell'autorevolissimo e riverito settimanale tedesco "Der Spiegel": uno dei loro più celebri e pluri-premiati reporter, infatti, è accusato di aver inventato molti dei suoi scoop, di aver creato dal nulla fonti che non esistevano e protagonisti che nulla c'entravano con le storie raccontate.
Si tratta di un vero e proprio terremoto per la stampa tedesca. Un caso clamoroso dal suo punto di vista. Il Der Spiegel, infatti, è noto per le procedure di controllo degli articoli e il "fact checking" che realizza sulle notizie (ha un team specializzato per questo). Qualcosa però non deve aver funzionato. È stato lo stesso giornale tedesco, sul suo sito, a rivelare quello che un redattore non ha esitato a chiamare "un lutto di famiglia". Per la redazione si tratta del "punto più basso della nostra storia lunga oltre settant'anni". A finire nella bufera è il trentatreenne Claas Relotius, che avrebbe ammesso le sue colpe ed è stato licenziato su due piedi.
Non si tratta di un redattore di secondo piano, ma uno dei reporter di punta. Sette anni in redazione, la maggior parte da freelance e da poco più di un anno come redattore assunto. Uno dei più in vista. Per i suoi reportage ha vinto tutti i più importanti premi giornalistici del Paese: si ricordano il Premio per il reporter dell'anno, il Premio Peter Scholl-Latour senza contare la nomina di "Journalist of the Year" della Cnn e dell'European Press Prize.
Nel suo curriculum il giornalista ha scritto anche per l'edizione tedesca del Financial Times, per la Zeit on line, per il domenicale della Frankfurter Allgemeine. Per la Zeit ha pubblicato (nel 2012) anche un reportage sui "profughi che salvano Riace dal declino" (esatto, quella di Mimmo Lucano).
I dubbi sul suo operato sono sorti quando cominciarono ad arrivare mail dall'Arizona su un reportage scritto da Relotius. Molti si chiedevano come avesse fatto a scrivere senza aver contattato fonti o raccolto dati in zona. E così un collega ha iniziato a indagare su di lui. Alla fine, però, il giornalista ha confessato. Almeno 14 suoi articoli avrebbero citazioni fasulle, dettagli inventati e luoghi fittizi.
Una commissione apposita di interni e esterni ha valutato così i suoi lavori e alla fine si è
arrivati al licenziamento. "Questa rivelazione - scrive ancora lo Spiegel in un grande articolo pubblicato sulla homepage del proprio sito - è uno shock per la redazione, per la casa editrice e per tutti i suoi collaboratori".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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