Cipro, vittoria per i conservatori e l'estrema destra entra in parlamento

Le elezioni parlamentari a Cipro premiano il Raggruppamento Democratico del presidente Anastasiades. E per la prima volta nella storia dell'isola i nazionalisti di Elam conquistano due seggi al parlamento di Nicosia

Il presidente cipriota Nicos Anastasiades, leader del Raggruppamento Democratico
Il presidente cipriota Nicos Anastasiades, leader del Raggruppamento Democratico

Il partito del presidente cipriota Nicos Anastasiades, il Raggruppamento Democratico (Disy) ha vinto le elezioni parlamentari che si sono svolte domenica a Cipro, ottenendo il 30,6% dei voti. Al secondo posto si è piazzato il Partito Progressista dei Lavoratori (Akel), con il 25,6%. Ma entrambi i partiti hanno subito una battuta d’arresto rispetto alle precedenti elezioni del 2011. Disy, infatti, ha perso il 3,7% rispetto all’ultima tornata elettorale, e la sinistra di Akel addirittura il 7%.

Così, mentre a Vienna si consuma un testa a testa al foto-finish tra il verde Alexander Van der Bellen, e Norbert Hofer, dell’Fpö, che potrebbe diventare il primo capo di Stato di destra radicale in Europa, la vera novità, anche a Cipro, è l’ingresso in parlamento, per la prima volta nella storia dell'isola, del partito ultranazionalista Elam. Il Fronte Popolare Nazionalista è infatti un partito gemellato con Alba Dorata, che ha ottenuto il 3,7% delle preferenze, superando in questo modo la soglia di sbarramento e conquistando, di conseguenza, 2 dei 56 seggi del Parlamento di Nicosia. Tolleranza zero sull’immigrazione, pugno di ferro sulla questione cipriota, per cui sognano l’”enosis” (unificazione) con la Grecia, lotta alla globalizzazione, una politica energetica che porti all’isola tutti i vantaggi dello sfruttamento della propria Zona Economica Esclusiva, sono alcuni dei punti del programma che ha portato i nazionalisti di Elam per la prima volta in parlamento.

A farla da padrone durante la campagna elettorale, infatti, sono stati soprattutto due temi: quello legato all’economia dell’isola e alla gestione delle finanze portata avanti dal governo della sinistra di Akel, che ha portato a dover ricorrere al salvataggio internazionale nel 2013 e, ovviamente, l’annosa questione cipriota. Molti analisti vedevano, infatti, in una forte vittoria del partito di Anastasiades, un segnale positivo per dare nuovo slancio ai negoziati per la riunificazione dell’isola in una confederazione bi-zonale. Una proposta portata avanti proprio da Anastasiades, che nella primavera del 2015 aveva iniziato nuove consultazioni con il leader turco-cipriota, Mustafa Akinci. La parte settentrionale dell’isola infatti, dal 1974 è occupata illegalmente dai militari turchi, e ospita l'autoproclamata Repubblica turca di Cipro nord.

"Nei giorni immediatamente successivi alle elezioni mi aspetto un'intensificazione degli sforzi", aveva affermato, infatti, proprio Anastasiades, che si era anche sbilanciato dicendo di considerare quella attuale come “un'ottima opportunità per trovare una soluzione al nostro problema nazionale". Una visione, quella della federazione bi-zonale, avversata fortemente dai nazionalisti di Elam, che vorrebbero, invece, che la parte greco-cipriota riprendesse il pieno controllo della parte occupata, senza alcuna concessione per i turchi, perché riunire l’isola in una federazione, significherebbe di fatto, per i nazionalisti ciprioti, riconoscere implicitamente la Repubblica turca di Cipro nord.

Riserve sulla possibilità di arrivare ad un accordo in tempi brevi sulla federazione sono state espresse, del resto, anche dal presidente del Parlamento di Nicosia, Yiannakis Omirou, che recentemente aveva affermato che, rispetto al raggiungimento di un accordo con le autorità di Cipro nord, “la Turchia non ha ancora dato segnali tangibili della sua buona volontà".

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