Hanno subito una battuta d'arresto i colloqui di pace iniziati a gennaio dello scorso anno tra le autorità colombiane e i rappresentanti dell'Esercito di liberazione nazionale (Eln), l'organizzazione marxista che da metà degli anni Sessanta è in guerra con lo Stato e che dopo l'accordo trovato con le Farc è l'unica ancora in armi nel Paese sudamericano.
Il presidente colombiano Juan Manuel Santos ha chiesto al suo capo negoziatore Gustavo Bell di fare ritorno dall'Ecuador, dove sono in corso le trattative, "per valutare il futuro di questo processo", dopo che notizie di scontri scoppiati poche ore dopo lo scadere del cessate il fuoco raggiunto a settembre sono arrivate a Bogotà.
Già ieri l'Eln aveva annunciato di considerare la tregua in scadenza con la mezzanotte, ma aggiunto tramite il suo principale negoziatore, il comandante Palo Beltran, di essere disposta a continuare a discutere con il governo.
I colloqui di pace erano già stati messi a rischio a settembre 2017, quando il comandante dei miliziani aveva annunciato in una rara intervista che un cittadino russo di origini armene, Arsen Voskanyan, era rimasto ucciso ad aprile in un tentativo di fuga, dopo sei mesi di sequestro.
In cambio della fine degli attacchi e dei sequestri, ma anche del reclutamento di minori, i marxisti hanno ottenuto da Bogotà la promessa di
condizioni migliori per i 450 ribelli attualmente rinchiusi e una maggiore protezione per i leader. La milizia di sinistra, fondata nel 1964 da un sacerdote cattolico di idee radicali, può contare su circa duemila uomini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.