Il premier Giuseppe Conte, come molti altri leader europei, ha fatto le sue congratulazioni al presidente eletto Joe Biden. I tempi in cui il nostro presidente del Consiglio pareva andare d'amore e d'accordo con Donald Trump sono ormai alle spalle. Quello era il periodo in cui per l'"avvocato del popolo" era spendibile pure la parola "sovranismo".
Poi la maggioranza è cambiata, insieme alle posizioni politiche di Giuseppe Conte, che è ora sbolge anche la funzione di trait d'union per tutto il centrosinistra italiano. Donald Trump avrebbe voluto giocare di sponda con l'Europa mediterranea, Italia compresa. L'obiettivo dell'ex inquilino della Casa Bianca - com'è noto - era anche quello mettere in discussione gli assetti degli enti sovranazionali, Unione europea in primis. Visegràd, l'Italia e la Gran Bretagna erano le tre realtà con cui The Donald aveva instaurato un dialogo proficuo. E Conte pareva bendisposto a quella interlocuzione.
Queste, invece, sono le ore del trionfo del candidato degli asinelli. Joe Biden e Kamala Harris sono riusciti a convincere più elettori di sempre. Anche Donald Trump ha allargato il suo bacino elettorale, ma non è bastato. Nel corso dei prossimi mesi sentiremo parlare di ricorsi e contro-ricorsi, ma intanto i leader d'Europa si stanno allineando con il ritorno della dottrina Obama. Questa, almeno, è una delle interpretazioni possibili. Gli Stati Uniti non possono che continuare a rappresentare un alleato irrinunciabile. L'ex presidente degli Usa, nel corso del suo primo e sino a questo momento unico mandato, aveva pure manifestato palese simpatia nei confronti del nostro presidente del Consiglio: ricorderete dei tweet in cui il tycoon era solito confondere "Giuseppe" con "Giuseppi". Ma quello sembra essere già passato. Alcuni emisferi della politica europea, in buona sostanza, si starebbero affrettando, in funzione della ricomposizione del quadro geopolitico internazionale. Ma questa è solo una delle letture possibili.
L'altra, a ben vedere, riguarda tanto la freddezza quanto la preoccupazione. La vittoria di Biden può infatti modificare più di un equilibrio. E il fatto che The Donald abbia avuto stima per Conte potrebbe non essere dimenticato dalla corrente Obama-Clinton, che in Europa è rappresentata, tra gli altri, dall'ex premier Matteo Renzi. Forse è per questo che il messaggio di auguri di Conte - quello che è stato inoltrato ieri - sembra essere condito da una certa dose di freddezza: "Siamo pronti a lavorare con il presidente eletto Joe Biden per rafforzare le relazioni transatlantiche. Gli Stati Uniti possono contare sull'Italia come un solido alleato e un partner strategico". Un messaggio istituzionale e privo di toni trionfalistici. Quelli che invece sono stati utilizzati dal commissario europeo Paolo Gentiloni e dal segretario del Partito Democratico e governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Alcuni commentatori non hanno fatto fatica a rimarcare queste differenze. Persino il MoVimento 5 Stelle è apparso molto soddisfatto dell'esito elettorale di questo infinito spoglio americano.
Giuseppe Conte si trova in una situazione diversa ma accomunata per alcuni aspetti a quella di Boris Johnson, un altro dei premier europei che ha esibito per lo più un atteggiamento istituzionale dinanzi ai risultati americani. Il premier italiano, come quello britannico, ora devono ricercare una nuova intesa. E la nuova amministrazione americana - com'era nei pronostici - sarà molto più attenta all'Unione europea di quanto lo sia stata la gestione targata Donald Trump, che si era soprattutto isolato all'interno dei confini federali.
Boris Johnson, differentemente da Conte, ha il problema della Brexit. The Donald avrebbe predisposto degli accordi bilaterali in grado di ammorbidire, dal punto di vista economico, la fuoriuscita della Gran Bretagna dal mercato Ue. Ma ora per Bo-Jo le cose potrebbero complicarsi non poco.
Conte non deve affrontare quel dossier, ma potrebbe comunque decidere di riposizionarsi in fretta, così com'è accaduto sul piano ideologico con l'abbandono del sovranismo e l'abbracciao al cattolicesimo-democratico di centrosinistra.
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