Il Gruppo da Battaglia della Nimitz raggiungerà il Pacifico occidentale unendosi alle due portaerei già presenti nella Regione. La decisione del Pentagono, ritenuta senza precedenti, è un avvertimento alla Corea del Nord dal compiere ulteriori test nucleari e missilistici. La USS Nimitz (CVN-68) del Carrier Strike Group 11, lascerà tra 48 ore la base di Kitsap, Bremerton, città dello Stato di Washington. La decisione di schierare tre portaerei nella stessa regione è stata adottata dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump a causa delle crescenti tensioni nel Pacifico occidentale. Pyongyang continua a testare missili balistici al ritmo di uno ogni 7/10 giorni, mentre il sito di prova Punggye-ri, nella parte nordorientale del paese, dovrebbe essere già armato e pronto per il sesto test nucleare.
Il sesto test nucleare
Il sito di Punggye-ri dovrebbe ospitare tre tunnel sotterranei orizzontali, ubicati a diverse profondità, utilizzati per effettuare i test nucleari di Pyongyang. Il primo tunnel, East Portal, si troverebbe a circa 310 metri: è stato utilizzato per far esplodere l’ordigno nucleare della Corea del Nord nel 2006. Gli altri quattro test si sono svolti nel secondo tunnel, West Portal, a circa 490 metri. Il terzo tunnel della struttura di prova, che ha subito nei mesi scorsi dei lavori di adeguamento, non è mai stato utilizzato. Il North Portal dovrebbe trovarsi ad una profondità di 550 metri. Il sito di Punggye-ri è distante 116 chilometri dal vulcano sul Monte Baekdu. Gli Stati Uniti mantengono permanentemente nella regione uno sniffer WC-135, per eseguire il campionamento dell’aria e rilevare possibili test. Il quinto test nucleare è stato il più potente mai effettuato dal Nord. Il Geological Survey degli Stati Uniti ha registrato un evento sismico artificiale di magnitudo 5.3 della scala Richter, a nord-est della città di Sungjibaegam, nei pressi del sito di Punggye-ri. Il terremoto di magnitudo 5.0/5.3 registrato, è il più grande dei cinque eventi sismici associati ai test nucleari della Corea del Nord. Nel 2006 l’onda sismica artificiale registrata era di magnitudo 3.9 della scala Richter.
Nel quarto test del gennaio dello scorso anno, il terremoto era di magnitudo 4.8. In quel frangente, Pyongyang annunciò di aver testato una bomba all’idrogeno. L’analisi dei dati ha poi confermato un test nucleare: una bomba all’idrogeno avrebbe determinato altri valori. I sei kilotoni di resa esplosiva sono sembrati subito non compatibili con una bomba H. Potrebbe essersi trattato anche di un test fallito di una possibile bomba all’idrogeno. Il Nord ha condotto test nucleari nel 2006, 2009 e nel 2013. Il quarto test nucleare si è svolto nel gennaio dello scorso anno, due giorni prima il compleanno di Kim. Il quinto test è avvenuto lo scorso settembre, a margine delle manifestazioni per il 68° anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Democratica di Corea e pochi giorni dopo il vertice economico del G-20 in Cina.
Il North Portal
Il North Portal dovrebbe trovarsi a 550 metri ed è il più profondo del sito di Punggye-ri. Speculazioni al riguardo, ma una maggiore profondità potrebbe comportare un aumento dell’apporto di uranio o diverse detonazioni. La resa esplosiva del sesto test potrebbe essere fino a 14 volte maggiore di quella avvenuta lo scorso settembre. Gli interventi sui cavi di comunicazione all’ingresso del North Portal, utilizzati per avviare i test e raccogliere i dati, sono conclusi dallo scorso marzo. La rete di drenaggio del sito di prova, continua a pompare acqua verso est ed ovest, presumibilmente per mantenere asciutto il tunnel e le apparecchiature di monitoraggio e comunicazione.
Test missilistici
Dall’insediamento di Trump, Pyongyang ha senza dubbio accelerato il programma missilistico, se non altro per dimostrare al mondo di non temere le sanzioni della Comunità Internazionale e le posizioni della Casa Bianca. Trump ha sempre ribadito che il sesto test nucleare sarebbe stato anche l’ultimo del regime. I progressi nel campo missilistico sono costanti. Il Hwasong-12, ad esempio, lanciato lo scorso 14 maggio con una traiettoria alta. I dati confermano che è stata superata con successo una soglia tecnica cruciale nella schermatura dal calore. E’ uno dei tanti tasselli necessari per completare il mosaico ICBM. Saranno necessari anni e numerosi test per sviluppare un missile balistico intercontinentale.
Tre portaerei nel Pacifico Occidentale
La portaerei USS Nimitz avrebbe dovuto raggiungere il Medio Oriente, ma è stato riarmata per il Pacifico occidentale. La portaerei Carl Vinson (CVN-70) è nel Mare del Giappone dove parteciperà a delle manovre congiunte con la Reagan (CVN-76). La USS George H.W. Bush (CVN-77) resterà nel Golfo Persico.
La USS Ronald Reagan del Carrier Strike Group 9, con sede a Yokosuka, in Giappone come parte della Settima Flotta Usa, è permanentemente schierata nel Pacifico occidentale. Dallo scorso febbraio, la USS Carl Vinson dello Strike Group 1, con sede a San Diego, è in pattugliamento di routine nel Mar Cinese Meridionale. Ha recentemente effettuate manovre con la Marina Militare sudcoreana nel Pacifico occidentale.
Cosa farà Trump?
La Corea del Nord ritiene improbabile un conflitto. Se Kim Jong Un dovesse ignorare l’avvertimento ed effettuare il sesto test nucleare, il Presidente degli Stati Uniti si ritroverebbe con la potenza di tre portaerei e relativi Gruppi da Battaglia, almeno sei sottomarini oltre a caccia, bombardieri strategici e convenzionali schierati a terra teoricamente in posizione d’attacco. Poche ore fa, il Segretario della Difesa James Mattis ha dichiarato che una guerra con la Corea del Nord avrebbe tragiche conseguenze. Per i motivi che abbiamo analizzato nelle scorse settimane, con un ragionevole grado di certezza, qualora scoppiasse un conflitto, Seul andrebbe perduta con lanci di rappresaglia in Corea del Sud ed in Giappone. Susan Thornton, Assistente del Segretario di Stato, ha definito la questione della Corea del Nord come un “problema temporale limitato”. Tradotto significa che il Presidente Trump vuole una risoluzione in tempi brevi.
Tra poche ore il test nello spazio
E’ previsto per oggi l’intercettazione reale di un missile balistico intercontinentale. Il missile che simulerà l’ICBM sarà lanciato dalle isole Marshall, l’intercettore dalla California. Per la prima volta dal 1999, l'esercito americano tenterà di distruggere nello spazio un obiettivo di classe intercontinentale da un lanciatore terrestre. Il missile simulerà una tipica traiettoria ICBM.
17 test: 9 successi, 8 fallimenti
La difesa missilistica statunitense è strutturata su una rete globale di sensori per individuare e tracciare qualsiasi lancio contro obiettivi americani. La copertura si basa su diversi siti sparsi per il mondo e nello spazio. La rete in orbita è composta dalle costellazioni del Defense Support Program e Space Based Infrared System. Il radar SBX-1 a banda X è solitamente rischierato a Pearl Harbor, nelle Hawaii. Diversi i radar di allerta precoce sono collocati in Alaska, Groenlandia, Gran Bretagna, Qatar, Taiwan e Giappone. La griglia di allerta su basa sui radar SPY-1 dei vettori Aegis sparsi nel globo. Tutti i dati sono gestiti dal sistema centrale di controllo presso la Schriever Air Force Base. Dal 2004, il territorio americano affida la sua difesa al sistema Ground-based Midcourse Defense, progettato per intercettare missili balistici a lungo raggio in entrata. I trentasei missili intercettori sono schierati a Fort Greeley, in Alaska e presso la Vandenberg Air Force Base, in California. Entro l’anno, le postazioni di fuoco saranno portate a 44. Gli intercettori si basano sull’Exoatmospheric Kill Vehicle, sistema cinetico di rilascio che utilizza i dati di orientamento e sensori di bordo per identificare e distruggere un missile in arrivo nello spazio. Gli intercettori a tre stadi sono progettati per distruggere i missili con l’energia cinetica da impatto. Secondo i dati ufficiali, dal 1997 ad oggi, in 17 test reali, l’intercettore ha colpito il bersaglio soltanto nove volte. La Missile Defense Agency ha annunciato che la progettazione del nuovo EKV è in fase avanzata e che sarà utilizzato per apportare sostanziali modifiche al nuovo intercettore che volerà per i test nel 2020. Dal 1997 ad oggi, il sistema ha raggiunto una percentuale di successo poco superiore al 50%. Per aumentare le probabilità, secondo uno studio del Center for Strategic and International Studies, sarebbero necessari 80 intercettori terrestri entro il 2020, con ulteriori postazioni di fuoco nella East Coast. La Commissione Servizi Armati del Senato, propone altri 28 intercettori da portare a cento entro il 2020. Il test del nuovo Multi-Object Kill Vehicle Program, infine, è previsto nel 2025.
Nella revisione concettuale, diversi MOKV saranno caricati su un solo lanciatore, per quella che a tutti gli effetti è una rivisitazione della dottrina MIRV. Il Multi-Object Kill Vehicle Program prevede quindi il rilascio di diversi intercettori cinetici indipendenti contro obiettivi in fase di distacco nello spazio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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