Il prossimo 16 luglio il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ed il Presidente della Federazione Russia Valdimir Putin si incontreranno a Helsinki, capitale della Finlandia. Secondo definizione della Treccani, “il summit è un incontro dei più alti responsabili della politica di due o più stati, riunitisi per risolvere problemi comuni o di carattere internazionale”. Espandendo ancora di più il concetto, possiamo affermare che solitamente è il risultato di una negoziazione in cui i capi di stato si incontrano per mettere il loro imprimatur finale su questioni importanti per lo più elaborate da diplomatici professionisti all'inizio del processo. A volte tali incontri di alto profilo sono utili per sciogliere un nodo che richiede l'attenzione personale dei presidenti o per prendere impegni che i funzionari di livello inferiore non hanno il potere di offrire. A volte si concludono con un nulla di fatto.
Cosa dobbiamo aspettarci dal vertice di Helsinki?
Il successo per i due presidenti sarà determinato sostanzialmente da tre fattori: dalla percezione che l’uno avrà dell’altro in base allo studio del profilo stilato dai rispettivi servizi segreti (Trump rimane in disaccordo con la sua comunità di intelligence sulle interferenze russe durante le elezioni), dalla fiducia che avranno nelle proprie capacità diplomatiche di influenzarsi a vicenda e dalle concessioni ottenute. Sullo sfondo del vertice di Helsinki gli alleati europei che ignorano il quadro strategico del Presidente Usa che si incontrerà a porte chiuse con il loro diretto avversario (definizione e percezione non condivisa da tutti i paesi membri).
Studiare l’uomo, plasmare la tattica
Dal vertice di Bruxelles la strategia di Putin
Le agenzie di intelligence studiano le figure di spicco dei governi stranieri stilando delle valutazioni utili per coloro che partecipano agli incontri di stato di alto livello. Ad Helsinki l’ufficiale dell'intelligence incontrerà l’uomo d’affari. I due si sono già incontrati nel luglio dello scorso anno ad Amburgo durante il G-20 e quattro mesi dopo in Vietnam per il vertice economico Asia-Pacifico. Tuttavia quello di Helsinki sarà il loro primo incontro a due. Tra gli argomenti che probabilmente affronteranno la guerra in Siria, l'Iran, le relazioni tra i due paesi, il controllo degli armamenti e le questioni sulla sicurezza nazionale. Trump raggiungerà Helsinki dopo il vertice della NATO a Bruxelles: questo è ritenuto un vantaggio per lo staff di Putin. Le posizioni espresse del Presidente degli Stati Uniti, già in contrasto con gli alleati europei sulla politica commerciale, l'Iran, il cambiamento climatico e le risorse militari, saranno utili per plasmare l’approccio di Putin. Quest’ultimo, memore dell’incontro tra Kim Jong Un e Trump, potrebbe “mettere a suo agio” il Presidente degli Stati Uniti, magari ottenendo in cambio risultati imprevisti.
La concessioni a Kim Jong Un
L’incontro con Kim Jong Un ha dimostrato che Trump, particolarmente sensibile alle lusinghe, tende a fare promesse e concessioni quando si sente felice e soddisfatto. Alla nebulosa promessa sine die di Pyongyang sulla denuclearizzazione della penisola, Trump ha sospeso le esercitazioni militari con la Corea del Sud. Trump è stato il primo Presidente degli Stati Uniti in carica ad incontrare un leader della Corea del Nord, ma l’incontro di Singapore è stato un successo per la dinastia Kim che ha sempre cercato il rispetto internazionale e, soprattutto, di sopravvivere. Quel rispetto internazionale (come avvenuto con il Pakistan ad esempio) basato sul riconoscimento a potenza nucleare così da reimpostare le relazioni con i diretti antagonisti come la Corea del Sud e gli Stati Uniti. I Kim non hanno mai voluto dichiarare guerra agli Stati Uniti, ma speravano e sono riusciti nel loro intento di impedire a Washington un attacco preventivo a protezione della dinastia regnante. A Singapore, il criminale Kim Jong Un è stato riconosciuto come un membro legittimo della comunità internazionale. Trump avrebbe dovuto ridimensionarlo: quel vertice non ha cambiato l'orribile natura della tirannia nordcoreana.
Putin non è Kim Jong Un
Trump ha un'innata simpatia per gli uomini forti ed autoritari. Putin può essere molto affascinante: è intelligente, addestrato, razionale e ha già trattato con diversi presidenti Usa.
Durante la campagna elettorale Donald Trump non ha mai nascosto il suo desiderio di stringere un accordo con la Russia che, come lui stesso ha affermato, "merita un posto al tavolo per tutte le decisioni internazionali importanti". E' certamente un'affermazione condivisibile, tuttavia Trump vuole dimostrare al mondo che a differenza di Barack Obama, sarà in grado di instaurare un prolifico rapporto con Putin. E ad Helsinki cosa vorrà Trump? In effetti anche la missione del Consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton a Mosca non è chiara. E cosa potrebbe concedere Trump? Gli europei temono l'imprevedibilità del Presidente degli Stati Uniti ed il suo temuto tweet. Sul piatto della bilancia le esercitazioni militari della Nato in Polonia e negli Stati baltici, mai gradite da Mosca e la legittimazione americana sulla questione Ucraina.
Il summit di Helsinki sarà considerato un successo da entrambi i presidenti e certamente lo staff
della Casa Bianca cercherà di prevenire qualsiasi incontro tra Putin e Trump in assenza dei funzionari statunitensi di alto profilo. Sarà una "semplice" contromisura per evitare di stravolgere 75 anni di diplomazia americana.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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