Cuba riscopre l’antico fascino della sua Chinatown. Per festeggiare il 500esimo anniversario della fondazione della capitale dell’isola caraibica, le autorità cubane hanno deciso di rilanciare anche lo storico quartiere cinese nella capitale di L’Avana, conosciuta all’epoca come la più grande Chinatown del Sudamerica nel ventesimo secolo.
Il fascino orientale e il calore cubano si mescolano in un’area semiresidenziale che pian piano sta riscoprendo e rivalorizzando le proprie antiche origini. Infatti, la comunità di origine cinese risale alla prima ondata di migrazione giunta sull’isola nel 1847. I cinesi arrivati oltre 170 anni fa erano i cosiddetti “Coolie”, persone di estrazione sociale molto bassa che venivano utilizzate in diverse parti del mondo, tra cui Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Indie occidentali, come lavoratori agricoli nelle immense piantagioni cubane di canna da zucchero.
Ma a differenza di molte città occidentali, qui a L’Avana la comunità cinese è riuscita pian piano negli anni ad integrarsi con la popolazione locale e oggi è in effetti difficile trovare un vero cinese “doc al 100%”, al di fuori di alcune decine di persona anziane residenti nel quartiere della vecchia Chinatown. La comunità attuale del quartiere è, infatti, un “melting pot” tra cubani e cinesi, tanto che oggi è praticamente impossibile poter avere un dato sul numero di persone discendenti dai primi cantonesi approdati a Cuba.
Una seconda migrazione di massa è avvenuta nei primi decenni del 1900 quando dalla California migliaia di persone di origine cinese fuggirono dalla crisi economica e dalla discriminazione razzista che si stava espandendo nelle città lungo la famosa Route 66.
Le ondate migratorie di cinesi a Cuba sono diventate negli anni una delle vere spine dorsali del paese che ha contribuito massicciamente a incrementare e sostenere l’intera
economia dell’isola.L’obiettivo delle istituzioni politiche cubane è cercare di rinnovare l’antico quartiere cinese nella capitale con il relativo ripristino di tutti i vecchi edifici, trasformati in ristoranti, negozi e teatri.
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