Come verranno recuperati i 19,5 miliardi di euro necessari per scongiurare l'aumento dal primo gennaio 2018 dell'Iva e un incremento delle accise sul carburante? A chiederselo è la Cgia che, andando a fare le pulci al governo, sottolinea come non sia chiaro come il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan intenda affrontare la clausola di salvaguardia che dovrà essere sterilizzata entro la fine di quest'anno. Quello che è certo è che non ci sarà alcun taglio dell'Irpef. Il governo "intende trovare spazi per operare misure espansive e di riduzione della pressione fiscale in continuità con le misure introdotte negli anni precedenti", si legge nel Documento di economia e finanza dove, tuttavia, non si fa riferimento al taglio delle aliquote Irpef annunciato dal governo Renzi. "Questi interventi saranno accompagnati dalla prosecuzione dello sforzo di riforma in tutti gli ambiti che influenzano il clima di investimento del Paese", spiega ancora il documento - l'esecutivo intende "dare continuità alla riduzione del carico fiscale su cittadini e imprese, avviata con Irap e Ires e proseguire con il taglio dei contributi sociali, iniziando dalle fasce più deboli (giovani e donne)".
La "manovrina" di correzione
La Commissione europea ritiene che "gli sforzi del governo italiano" vadano "nella giusta direzione" e che l'Italia stia facendo "grandi sforzi per tenere il deficit sotto controllo". "Ma - ha messo in chiaro un portavoce della Commissione - nel medio-lungo periodo, l'Italia deve consolidare in modo deciso le sue finanze pubbliche - e in particolare il suo enorme debito - al fine di salvare sè stessa e l'unione monetaria". Dopo l'approvazione formale del Def da parte del parlamento italiano e la trasmissione del Programma nazionale di riforme e del programma di Stabilità, la Commissione analizzerà i documenti in linea con le procedure previste dal Semestre europeo e dal Patto di stabilità. Intanto, però, iniziano già a emergere le prime ombre di una manovrina di correzione dei conti pari allo 0,2% del pil per il 2017 e quasi lo 0,3% del pil per gli anni successivi.
Le clausole di salvaguardia
Il governo intende sostituire le clausole di salvaguardia, tuttora previste in termini di aumento delle aliquote Iva e delle accise, con "misure sul lato della spesa e delle entrate, comprensive di ulteriori interventi di contrasto all'evasione". Tale obiettivo, come si legge nella premessa del Def appena pubblicato dal Tesoro sul proprio sito internet, "sarà perseguito nella Legge di Bilancio per il 2018, la cui composizione verrà definita nei prossimi mesi, anche sulla scorta della riforma delle procedure di formazione del bilancio che faciliterà la revisione della spesa". Ma, come segnala il coordinatore dell'Ufficio studi Paolo Zabeo, "vista la situazione dei nostri conti pubblici è molto probabile che il governo non sarà in grado di recuperare con la legge di Stabilità tutti i 19,5 miliardi necessari per evitare che, dal 2018, l'aliquota Iva del 10 passi al 13 e quella del 22 al 25%". Un aumento di un punto dell'aliquota ridotta costerebbe agli italiani poco più di 2 miliardi e quella ordinaria 4. Non è, però, da escludere che dei 19,5 miliardi l'esecutivo riesca a sterilizzare solo una parte. "Visto che la spesa corrente al netto degli interessi sul debito è destinata ad aumentare ancora - continua Zabeo - la quota rimanente dovrà essere recuperata con nuove entrate, con il ritocco, ad esempio, di un punto di entrambe le aliquote Iva".
I rischi per il 2018
Stando aI quadro programmatico aggiornato del Def approvato ieri dal governo, l'inflazione si attesterà all'1,2% nel 2017 dallo 0,8% dell'anno prima, salirà all'1,7% medio nel 2018 e all'1,9% nel 2019. Il tasso di disoccupazione, invece, scenderà dall'11,7% del 2016 all'11,5% quest'anno, all'11,1 nel 2018 e al 10,5% nel 2019. Nel 2020 sarà al 10%. La pressione fiscale, infine, si riduce dal 42,9% del Pil del 2016 al 42,4% del 2020, raggiungendo un minimo del 42,3% quest'anno e risalendo al 42,8% nel 2018 e 2019. "Il miglioramento dei dati economici e delle aspettative nelle economie avanzate, Italia compresa - ci tiene però a sottolineare il governo - potrebbe giustificare una significativa revisione al rialzo della previsione di crescita del Pil per il 2017". Padoan sa bene, però, che l'Italia "non deve farsi trovare impreparata" se la Bce, come da attese, terminerà il suo programma di quantitative easing entro la fine del 2018. "Il trade-off fra maggiore o minore disciplina di bilancio, e fra diverse opzioni di politica economica - spiega il Tesoro - andrà quindi valutato alla luce del fatto che un'elevata credibilità può portare a forti risparmi sulla spesa per interessi, liberando risorse per la riduzione del carico fiscale e per la coesione sociale".
Una correzione da 10 miliardi
Per centrare l'obiettivo di un indebitamento netto pari all'1,2 per cento del pil nel 2018, come concordato con l'Europa, sarà necessaria una correzione pari allo 0,6% del pil, circa 10 miliardi. "L'obiettivo di un indebitamento netto pari all'1,2 per cento del Pil nel 2018 - si legge nel Def - sarà garantito con un pacchetto aggiuntivo, da definirsi nei prossimi mesi, anche sulla scorta della riforma delle procedure di formazione del bilancio che faciliterà la revisione della spesa. Le amministrazioni centrali contribuiranno al conseguimento degli obiettivi programmatici con almeno un miliardo di risparmi di spesa all'anno".
Come spiegano fonti del Tesoro, per passare da un deficit tendenziale strutturale dell'1,6% nel 2017 allo 0,7% nel 2018, sarà necessaria una correzione dello 0,9%, a cui contribuisce già in parte la manovrina strutturale messa in campo dal governo quest'anno che varrà circa lo 0,3% del Pil l'anno prossimo. Sarà quindi necessaria una correzione dello 0,6% nella legge di Stabilità per centrare l'obiettivo di un rapporto deficit/Pil programmatico all'1,2% nel 2018.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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