Denunciò la connivenza tra la Turchia e il Califfo: adesso rischia il carcere

La procura di Istanbul ha richiesto oggi l’arresto per Can Dundar, direttore del quotidiano di opposizione laica Cumhuriyet

Denunciò la connivenza tra la Turchia e il Califfo: adesso rischia il carcere

Aveva denunciato la connivenza tra Turchia e Stato islamico, ora Can Dundar, direttore del diffusissimo quotidiano di opposizione laica Cumhuriyet, rischia di essere arrestato assieme a un suo caporedattore, Erdem Gul.

Il loro arresto è stato ordinato dopo che erano stati interrogati come testimoni. I due sono finiti nel mirino della magistratura turca a fine maggio, per aver pubblicato immagini risalenti al gennaio 2014 e relative al passaggio di Tir carichi di armi, dal confine sud del Paese verso la Siria.

"Siamo accusati di spionaggio e tradimento, ma siamo solo giornalisti". Con queste parole si era difeso Dundar prima di presentarsi davanti al giudice.

Martedì scorso, i due giornalisti sono stati stati accusati dal presidente turco Erdogan di "tradimento". Secondo il leader turco infatti, i Tir in questione portavano materiale umanitario alle popolazioni turcofone oltreconfine, nella medesima zona in cui si è schiantato il caccia russo abbattuto dall’aviazione di Ankara. Secondo Erdogan si tratta di un caso di "sabotaggio" e i due vanno condannati.

Alle affermazioni del presidente ha replicato con forza Dundar: "Se il contenuto non è importante perchè siamo indagati?".

Il presidente turco aveva denunciato i due giornalisti accusandoli di "distorcere la realtà" e minacciando di fargli pagare "un prezzo molto alto".

Nella querela presentata dagli avvocati di Erdogan, i due sono accusati di essere membri della "struttura parallela" che fa capo all’ideologo islamico Fetullah Gulen, ex alleato di Erdogan che vive negli Usa, i cui uomini infiltrandosi in polizia, magistratura e burocrazia, tenterebbero di sovvertire l’ordine democratico turco.

"Con la pubblicazione di materiale falso e informazioni ottenute da membri della struttura parallela, hanno contribuito a creare la percezione che la Repubblica di Turchia aiutasse organizzazioni terroriste". L’avvocato di Erdogan, Muammer Cemaloglu, ha chiesto al procuratore di aprire un fascicolo d’ufficio al termine dell’indagine in corso. Secondo l’opposizione invece, le armi erano dirette a gruppi estremisti in Siria e quelle immagini proverebbero i legami tra il partito Akp di Erdogan e gruppi estremisti al nord della Siria. Dundar ha commentato che "da giornalista aveva il dovere di informare la popolazione di cosa era accaduto veramente".

L’inchiesta, pubblicata alla vigilia delle elezioni del 7 giugno scorso in Turchia, aveva portato a un duro scontro con il presidente Recep Tayyip Erdogan, che all’epoca avvertì Dundar che avrebbe pagato "un caro prezzo". La vicenda ebbe una grossa eco internazionale. "Siamo accusati di spionaggio. Il presidente l’ha definito tradimento.

Noi non siamo traditori, spie o eroi: siamo giornalisti", ha dichiarato oggi il giornalista, dicendosi convinto che "questo procedimento contribuirà a fare luce su come questi episodi" del trasporto di armi in Siria "sono avvenuti, piuttosto che su come noi li abbiamo raccontati".

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