Amnesty International ha in questi giorni pubblicato un rapporto sulle “disumane” condizioni carcerarie inflitte dalle autorità di Riyad alle militanti femministe detenute negli istituti di pena del regno.
Il dossier in questione, realizzato dall’ong sulla base di “testimonianze indipendenti”, denuncia infatti la “drammatica” situazione delle attiviste saudite per i diritti delle donne. “Oltre una decina” di esponenti di punta del movimento femminista locale sarebbe stata, a detta del documento Amnesty, trasferita in prigione senza mai ricevere dalla giustizia del Paese mediorientale la notifica di “alcun capo d’imputazione”. Le donne in questione, una volta arrestate senza essere incriminate formalmente di alcunché e senza avere la possibilità di contattare un avvocato, verrebbero quindi sottoposte, per ordine della Casa reale, a “raccapriccianti interrogatori”.
Negli istituti di pena sauditi, in base alle testimonianze reperite dall’ong, le militanti femministe verrebbero infatti sottoposte a “vessazioni atroci” da parte dei carcerieri: “frustate, stupri di gruppo, waterboarding, elettroshock”. Gli agenti penitenziari, inoltre, durante gli interrogatori costringerebbero le detenute a “intrattenere rapporti saffici”. Alcune delle donne oggetto di tali brutalità sarebbero, secondo il dossier Amnesty, Loujain al-Hathloul e Aziza al-Youssef, due “pioniere” del femminismo saudita coinvolte in un’imponente ondata di arresti condotta lo scorso maggio dalla Casa reale ufficialmente per “esigenze di sicurezza nazionale”.
Le autorità del Paese islamico non hanno per il momento rilasciato commenti sul contenuto del rapporto. La recente pubblicazione dell’inchiesta realizzata dall’associazione umanitaria ha però indotto diverse istituzioni occidentali a esortare Riyad a una “maggiore trasparenza”. Ad esempio, il parlamento di Londra ha in questi giorni approvato una risoluzione, promossa sia dalla maggioranza sia dall’opposizione, che invita lo Stato mediorientale ad aprire i propri centri di detenzione a delle “ispezioni internazionali”.
La risoluzione in questione sollecita infatti la Casa reale araba affinché faccia entrare nei rispettivi penitenziari un “comitato investigativo” composto da deputati britannici e mirante a “fare piena luce” sulle condizioni dei prigionieri, in particolare su quelle riservate agli ospiti di sesso femminile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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