"Condannata a mega risarcimento": chi pagherà per il disastro di Fukushima

Un tribunale di Tokyo ha giudicato colpevole l'operatore Tokyo Electric Power (Tepco) per non essere stato in grado di prevenire la catastrofe del marzo 2011, ordinando un rimborso record di 94,6 miliardi di euro

"Condannata a mega risarcimento": chi pagherà per il disastro di Fukushima

La società giapponese Tokyo Electric Power (Tepco) è stata giudicata colpevole da un tribunale di Tokyo per non essere riuscita a prevenire la catastrofe della centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi del marzo 2011. La sentenza ha posto fine ad un contenzioso avviato nel 2012 contro i dirigenti del gruppo, stabilendo, tra l'altro, un rimborso di 13mila miliardi di yen, ovvero l'equivalente di 94,6 miliardi di euro. Il tristemente noto "disastro di Fukushima" risale ormai a undici anni fa, quando, in seguito ad un terremoto di magnitudo 9 e allo tsunami conseguente, la struttura della suddetta centrale di Fukushima collassò provocando la dispersione delle radiazioni nelle zone circostanti.

Punto di svolta

I riflettori sono adesso puntati contro Tepco, che dovrà sborsare un risarcimento record per quanto accaduto. La sentenza, che ha premiato gli azionisti che hanno intentato la causa nel 2012, è la prima in assoluto a ritenere responsabili dell'incidente gli ex dirigenti dell'azienda di uno dei peggiori disastri nucleari della storia. Nella causa contro gli ex dirigenti, 48 azionisti avevano chiesto un risarcimento totale di circa 22 trilioni di yen (160 miliardi di dollari), l'importo più alto mai richiesto in una causa civile in Giappone.

Come ha evidenziato l'agenzia giapponese Kyodo News, tra i cinque imputati, l'ex presidente Tsunehisa Katsumata, gli ex vicepresidenti Sakae Muto e Ichiro Takekuro, l'ex presidente Masataka Shimizu e l'ex amministratore delegato Akio Komori, la corte ha ritenuto tutti responsabili del risarcimento dei danni tranne Komori. La sentenza del tribunale distrettuale di Tokyo ha affermato che le contromisure prese da Tepco per fronteggiare lo tsunami "mancavano fondamentalmente di consapevolezza della sicurezza e senso di responsabilità".

Tepco ha rifiutato di commentare la sentenza, affermando che si asterrà dal rispondere a questioni relative a cause individuali. "Comprendiamo che oggi è stata emessa una sentenza sulla questione, ma ci asterremo dal rispondere a domande su singoli casi giudiziari", ha spiegato un portavoce dell'azienda, citato da Reuters.

Un disastro nucleare evitabile?

La corte ha ritenuto che i dirigenti dell'azienda avrebbero potuto prevenire il disastro, se solo avessero esercitato la dovuta attenzione. Si tratta di una svolta rispetto a una sentenza del processo penale risalente al 2019, in cui il tribunale distrettuale di Tokyo considerava tre dirigenti della Tepco non colpevoli di negligenza professionale, ritenendo che non avrebbero potuto prevedere il grande tsunami che aveva colpito la centrale nucleare. Era proprio questo l'obiettivo del processo: la direzione di Tepco poteva davvero prevedere un incidente nucleare innescato da un gigantesco tsunami?

Le autorità giudiziarie hanno esaminato le decisioni prese dalla direzione dell'azienda nel 2011. Anche e soprattutto alla luce di una stima effettuata proprio da Tepco nel 2008, nella quale, sulla base di una valutazione a lungo termine sui terremoti resa pubblica dal governo giapponese nel 2002, si faceva presente che uno tsunami alto fino a 15,7 metri avrebbe potuto colpire l'impianto. Gli azionisti hanno affermato che la valutazione del governo era effettivamente la "migliore valutazione scientifica" disponibile, e che la direzione dell'azienda aveva rinviato l'adozione di misure preventive, come l'installazione di una diga. Dal canto loro, gli avvocati degli ex dirigenti hanno spiegato che la stessa valutazione non era attendibile.

Per il momento, la corte ha ritenuto che la valutazione del governo fosse sufficientemente affidabile da obbligare l'azienda ad adottare misure preventive. In ogni caso, adesso la causa penale è stata appellata, e l'Alta corte di Tokyo dovrebbe pronunciarsi sul caso il prossimo anno.

Ricordiamo che il disastro nucleare di Fukushima Dai-ichi, innescato da uno tsunami che ha colpito la costa orientale del Giappone nel marzo 2011, è stato uno dei peggiori al mondo e ha generato enormi costi di pulizia e compensazione.

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