Lo scorso 11 maggio la regina Elisabetta è stata la protagonista assoluta dell’apertura del Parlamento britannico. Senza timore di esagerare, potremmo dire che l’evento sia già entrato nella Storia. Si tratta, infatti, della prima “State Opening of Parliament” in era Covid (l’ultima risale al 19 dicembre 2019), durante la quale abbiamo ascoltato il primo discorso pubblico della sovrana dopo la morte del principe Filippo. Da notare che Elisabetta è tornata a presenziare l’apertura del Parlamento a un mese dal lutto che l’ha colpita. La regina Vittoria ci mise ben 5 anni.
Il trono di Filippo
Per Sua Maestà è una tradizione irrinunciabile che, però, quest’anno è stata caratterizzata da diverse eccezioni e, forse, da un significato ancora più profondo, che va oltre la politica. Ancora una volta, dopo il funerale del duca di Edimburgo, abbiamo visto Elisabetta circondata dalla sua solitudine. Un dettaglio in particolare, definito “straziante” dal magazine Hello, ha evidenziato l’assenza di Filippo e, di conseguenza, il cambiamento che ha travolto la royal family: nella House of Lords, accanto alla Regina, non c’era più il trono del principe consorte. È stato tolto, rimpiazzato da un tavolino su cui erano posati i fogli del discorso. Una cosa simile non accadeva da 120 anni.
Sì, è vero, dal 2017 il ruolo ricoperto da Filippo, all’epoca in pensione, è stato affidato al principe Carlo (per tre volte, nel giugno 2017, nell’ottobre e nel dicembre 2019), ma il posto di Filippo è sempre rimasto intatto, a sottolineare il ruolo di primo piano del duca nella royal family. Quest’anno, invece, l’erede al trono e la moglie Camilla erano seduti sulle sedie di Stato, mentre la “scena” era tutta per la regina Elisabetta, rimasta sola. La cerimonia si è svolta senza l’usuale pompa magna. La recente scomparsa del principe consorte e le restrizioni dovute alla pandemia non hanno lasciato spazio a celebrazioni più sfarzose.
In generale le tradizioni principali sono state rispettate, seppur con qualche modifica. Il trasferimento della Regina da Buckingham Palace a Westminster dopo la perquisizione cerimoniale è avvenuto in Bentley e non in carrozza, i partecipanti non erano 600 ma solo 100 e non c’erano né la banda militare, né la guardia d’onore. L’evento ha mantenuto un profilo basso, ma la solennità riservata a questo momento non è mai venuta meno.
Il discorso del cambiamento
Il discorso, benché per consuetudine scritto dal governo, potrebbe essere interpretato come una dichiarazione d’intenti di Elisabetta, il suo modo per rassicurare il popolo sul fatto che non vi sarà alcuna abdicazione. Sua Maestà ha parlato per 10 minuti del futuro del regno nell’era post Covid. Un domani, speriamo prossimo, di cui vuole essere parte e che ha descritto così: “La priorità per il mio governo è quella di rendere il Regno Unito più forte e più prosperoso di prima della pandemia. Il Governo dovrà proteggere la salute dei cittadini, continuando la campagna vaccinale”.
La Regina ha poi sottolineato che verranno prese “misure per rafforzare l’integrità e l’unione del regno” (una replica alla voglia di referendum per l’indipendenza della Scozia). Poi ha aggiunto: “I miei ministri approfondiranno i legami commerciali nel Golfo, in Africa e nella regine indopacifico”. La parola chiave del discorso è stata “rinnovamento”, quello che Elisabetta auspica per la “democrazia” e la “Costituzione” della Gran Bretagna. Non sembra proprio un discorso di addio. Non ci sono le premesse. Perfino il tono di voce della Regina, seppur pacato come sempre, era fermo, lo stesso che userebbe una persona convinta di voler e di dover andare avanti.
Un nuovo inizio
Perfino l’abbigliamento sembrerebbe darci indizi in tal senso. Per l’apertura del Parlamento la sovrana ha rotto la tradizione, scegliendo di non indossare un abito da cerimonia, ma un soprabito color malva con cappello abbinato. La tonalità, naturalmente, non è un caso. In epoca vittoriana venne stabilito che questo colore dovesse essere dedicata alla seconda fase del lutto. Ovvero, subito dopo il nero del lutto stretto, in maniera graduale, le vedove avrebbero dovuto vestirsi di bianco (non è strano, per esempio per i reali di Francia il colore del lutto era il proprio il bianco) e di malva (cosa che la regina Vittoria non fece, visto che dopo la morte del marito portò il nero per 40 anni). Sono regole molto rigide che nei tempi passati venivano rispettate alla lettera.
Sotto al cappotto la regina Elisabetta portava l’abito a fiori che sfoggiò per lo scatto ufficiale dedicato ai 99 anni di Filippo. L’ultimo compleanno che la coppia avrebbe trascorso unita. Un omaggio nascosto per il duca di Edimburgo. Come non notare, poi, i fiori gialli che decorano cappello e soprabito, dando un po’ di allegria all’outfit regale? Per gli esperti sono un simbolo di amicizia e successo, beneauguranti per il futuro del regno di cui parlavamo.
Infine i gioielli. Le immancabili perle sono accompagnate da una coppia di spille in diamanti e acquamarina, in stile Art Deco, realizzate da Boucheron. La regina Elisabetta le ricevette dai genitori come dono per i suoi 18 anni e sarebbero tra i suoi preziosi preferiti. Indossarli, forse, è un modo per sentire vicino il padre, Giorgio VI.
Le spille sono un po’ come le radici che ancorano la Regina alle sue origini e le trasmettono la linfa vitale che le consente di continuare il suo compito, di rinnovarsi, ricominciare, trovando nella fine un nuovo inizio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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