Ebola, medico di Emergency: "Non sono un eroe, ma un soldato ferito"

Per la prima volta ha raccontato la sua lotta contro la malattia dopo il ritorno dalla Sierra Leone e il ricovero a Roma

Un infermiere a Freetown, in Sierra Leone
Un infermiere a Freetown, in Sierra Leone

"Mi sono battuto contro il mio nemico e pare che sia riuscito a batterlo". Per la prima volta il medico di Emergency ricoverato all'ospedale Spallanzani dopo avere contratto l'ebola, ha raccontato il suo calvario, da quando è stato prelevato dalla Sierra Leone al suo ritorno in patria per le cure.

"Mi hanno raccontato di essere stato in rianimazione, intubato e sedato: so di avere firmato consensi per i protocolli sperimentali poi, dopo questo, non ricordo nulla, mi mancano due settimane, quelle del mio aggravamento", ha spiegato.

Il medico, Fabrizio, è stato curato con farmaci che sono ancora in via di sperimentazione. In una lettera resa pubblica dalla sua organizzazione ha detto: "Non credo di essere un eroe ma so per certo di non essere un untore: sono solo un soldato che si è ferito nella lotta contro un nemico spietato".

Da qualche giorno le condizioni del dottore sono migliorate. "Lentamente ho rirpeso il controllo del mio corpo - scrive -, riesco a muovermi in autonomia; da qualche giorno ho iniziato a leggere qualcosa di ciò che è stato pubblicato a proposito della mia vicenda". E se ringrazia le "parole di conforte", condanna però quelle "che possono essere giustificate solo dall'ignoranza".

"Ebola - scrive nella conclusione della sua

lettera - è un mostro terribile e temibile ma sono convinto che la sconfitta di questo mostro dipenda in larga misura dal fronte che lo ostacola. Spero che possa allargarsi e opporsi a ebola in modo sempre più efficace".

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