James Clapper, direttore dell’Intelligence degli Stati Uniti, ha dichiarato che entro giugno potrebbero diventare pubbliche le 28 pagine segrete del rapporto compilato dalla Commissione congressuale sull’11 settembre 2001. Non un semplice dossier, bensì le pagine delle indagini sul più grande attacco all'America. Pagine e pagine di documento che conservano esiti clamorosi.
La pubblicazione non è certa, ma si tratta di una possibilità concreta. Le 28 pagine che dovrebbero diventare pubbliche potrebbero fare chiarezza sui molti interrogativi che rimangono sospesi oramai da più di un decennio. Fogli che fanno tremare l’Arabia Saudita e che non si esclude possano creare imbarazzo anche negli Stati Uniti. I pochi parlamentari statunitensi che hanno avuto modo di leggere i documenti "top secret" hanno ammesso di essere rimasti scioccati dal contenuto.
La documentazione che si appresta a sconvolgere l'America è anche al centro dei tesissimi colloqui tra il presidente Barack Obama e il re Salman, avvenuti recentemente a Riad. Ci sono molte ombre su cui gettare luce, ma proviamo a riassumerle in 8 punti.- Il 19 settembre, a solo otto giorni dal massacro delle Twin Towers, sul Corriere della Sera, Claudio Gatti scrive che le autorità statunitensi indagano sull’improvvisa e massiccia vendita di titoli assicurativi e di compagnie aeree. Una "svendita" che è avvenuta nella settimana che ha preceduto gli attentati. È possibile che i manipolatori, coloro che vengono definiti sempre dalla redazione di via Solferino, "i protagonisti nell’ombra", sapevano di quello che stava per accadere? Hanno ricevuto qualche tipo di informazione a livello governativo? Un'interrogativo che la momento non ha una risposta. Ma qualcuno ha ipotizzato che il commando di jihadisti suicidi abbia organizzato la cessione di titoli. Magari per ricomprarli subito dopo il crollo.
- Siamo ancora nel 2001: l’ex presidente George H.W. Bush, padre del presidente in carica George W., viaggia in Italia e in Svizzera. Un gita che è collegata ai rapporti economici della famiglia con la Carlyle, gruppo in cui convergono interessi multinazionali. Tra i grandi imprenditori europei, troviamo anche membri del clan Bin Laden. Guarda caso, parenti stretti, del terrorista più ricercato al mondo. Molte sono le connessione e gli intrighi che i complottisti hanno steso e provato a unire. Ma l'unica cosa certa e da chiarire è l’evacuazione e l’immediata partenza dagli Usa, il giorno successivo all’eccidio, di membri del clan Bin Laden e di esponenti della famiglia reale saudita. Un tentativo di sottrarli a situazioni o domande imbarazzanti?
- Questa volta ci troviamo a ovest, in California, precisamente a San Diego. Qui vivono Omar al Bayouni e Osama Basnan, due sauditi. Il primo è stato dipendente governativo, e si è poi stabilito sulla costa occidentale degli Usa. È lui ad assistere, nel 2000, Khalid al Mihdar e Nawaf al Hazmi, appena arrivati da Los Angeles. Paga l’affitto di un appartamento e aiuta i due degli attentatori dell’11 settembre. Sarà poi il senatore repubblicano, Bob Graham ha precisare alla rete Cbs che l’Fbi lo aveva schedato come membro dei servizi segreti sauditi. Omar ovviamente non chiarirà mai la sua posizione: due mesi prima dell'attentato lascerà gli States. Ma la parte più intrigante riguarda Osama Basnan. L'uomo ha ricevuto ingenti somme di denaro dall’ambasciatore saudita negli Stati Uniti, il principe Bandar Bin Sultan, e da sua moglie, la principessa Haifa. Bandar è da decenni uno degli uomini più influenti del regno, ed è amico personale del presidente George W. Bush. Tanto da essere ricevuto più spesso del segretario di Stato Colin Powell. La verità anche qui è torbita, ma ufficialmente Basnan ha dichiarato che il denaro era una donazione per curare e assistere la moglie. Ovviamente, gli accusatori non ci credevo. Si presume che siano finiti ai protagonisti e fautori del più grande attentato contro l'America. Comunque Basnan verrà espulso, senza conseguenze legali. Come scrivono Antonio Ferrari e Guido Olimpio sul Corriere, "L’idea prevalente è che i sauditi — a titolo personale o perché hanno obbedito a ordini? — abbiano costituito una sorta di base avanzata per il team incaricato di compiere le stragi. A gestire il team sarebbe stato il diplomatico Fahad al Thumairy, ritenuto assai vicino agli ambienti più estremisti e dunque pericolosissimo. Nel 2003 gli verrà negato l’ingresso negli Usa."
- Si passa al mistero di Abussattar Shaikh, fonte preziosa e presunto informatore dell’Fbi. Il suo nome è chiaramente legato a Omar al Bayouni a San Diego. Da quello che emerge, per l'opposizione dei federali, la sua testimonianza non è mai stata raccolta. Ma è possibile che si trovi nelle 28 pagine top secret del famoso dossier.
- Da Ovest a Est. Questa volta ci troviamo in Florida. Mohammed Atta, uno dei jihadisti suicidi fa visita a una villa di Sarasota, residenza che appartiene a un saudita molto vicino alla casa reale, e ha come ospite un connazionale facoltoso. Precisamente due settimane prima dell’11 settembre abbandonano il complesso e fuggono dagli Stati Uniti. Una vera e proprio fuga, o così appare. Secondo le ricostruzioni, nell'edificio sarebbero stati ritrovate tracce dei dirottatori. Ma alcuni senatori americani sono certi che il governo abbia insabbiato tutto, poichè riteneva questa pista troppo delicata. Gli esperti invece affermano che le testimonianze erano indirette. Quindi dettagli forniti da terzi e per questo motivo non incriminanti.
- Macarias Moussaoui, detenuto in Colorado dopo l'arresto del 16 agosto 2001, potrebbe essere il ventesimo kamikaze del commando assassino. Nel 2015 ha accusato, in una deposizione ufficiale, personalità di alto rango del regno saudita di avere finanziato Al Qaeda. Poco dopo, alcuni medici gli hanno diagnosticato problemi mentali. Ma stranamente i periti hanno certificato che l’uomo è sempre stato in grado di testimoniare.
- "Maestà, deve rientrare subito in patria". Così si apre uno degli ultimi misteri legati all'11 settembre. Al Qaeda, guidata da Osama Bin Laden, ai tempi della guerra in Afghanistan contro i russi armato e addestrato dalla Cia, decide di colpire non solo i suoi ex amici ma anche i loro alleati arabi. Il nemico numero uno dei terroristi è il leader più moderato, il re di Giordania Abdallah. Nell’estate del 2000, mentre era in vacanza nell’Egeo con la regina Rania, che era incinta della principessa Salma, e con tutta la famiglia, viene avvisato da Amman. Secco gli arriva l'ordine di rientrare in Patria. Capisce subito, data anche la sua carriera militare, la gravità del pericolo. Il gruppo terroristico guidato da Bin Laden aveva organizzato uno spettacolare attentato con barchini carichi di esplosivo. Il re finge un malore, e rientre ad Amman. A borde della nave c'era un infiltrato, saudita ovviamente. Ma quello che doveva rimanere un segreto di stato, il 7 ottobre 2001 finisce sulla prima pagina del Corriere della Sera. E la corte di Amman, non smentisce, anzi conferma.
- "A un chilometro di distanza, le torri sembrano questa penna. Lo dico perché sono stato pilota di caccia e poi istruttore. Immagini un grosso aereo commerciale. No, non è credibile". Queste sono le parole usate, l'8 settembre 2003, dal presidente egiziano Hosni Mubarak, al termine di un’intervista al Corriere. Prima di pronunciare quella frase, chiede di spegnere il registratore. E prende una biro. È lui stesso a spiegare che potrebbe essere stato manipolato il computer di bordo degli aerei utilizzati per le stragi. Un dettaglio che smaschererebbe un’organizzazione ben più grande e sofisticata di un branco di terroristi sul piede di guerra. Il mistero conclusivo è questo. Non resta che aspettare le 28 pagini più pesanti del mondo.
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