Gli austriaci hanno votato per eleggere il proprio Presidente della Repubblica e i risultati smentiscono quanto anticipato al primo turno: il candidato della destra conservatrice ed euroscettica della Fpö Norbert Hofer viene battuto dal rivale dei Verdi Alexander Van den Bellen, il quale si aggiudica la carica di Capo dello Stato.
Intervistato dal quotidiano tedesco Junge Freiheit, Hofer si è detto comunque molto felice del risultato ottenuto, spiegando che si tratta di un risultato storico per il suo partito, che da solo ha ottenuto il 50per cento dei voti, lo stesso numero che hanno ottenuto tutti i partiti suoi avverari - sia di sestra che di sinistra - unisti a sostenere Van der Bellen. La strada che la Fpo seguirà da ora in avanti, dice, è sempre la stessa. “I partiti tradizionali non hanno più una posizione chiara, ma rincorrono semplicemente l’elettorato. Promettono grandi cose in campagna elettorale per poi disattenderle o cambiare idea una volta eletti”. Il suo partito ha invece mantenuto costantemente le stesse posizioni, utilizzando parole d’ordine chiare e facilmente accessibili a tutti. No alla burocrazia della Ue, no all’immigrazione, no all’islamizzazione. Già da oltre 10 anni la Fpö parla di crisi migratoria, un tema che i dati mostrano avere conquistato ampie fette dell’elettorato di sinistra. Secondo Arthur Hirsh, direttore dell’Università Webster di Vienna e professore di storia e politica tedesca, la nuova base elettorale di tale partito proviene soprattutto dalle fasce più basse della popolazione, dagli operai e dai piccoli imprenditori che temono di essere tagliati fuori dal mercato a causa del dilagare della globalizzazione.
Queste elezioni segnano una svolta storica per la politica austriaca e per tutti gli equilibri europei. Per la prima volta il ballottaggio non ha visto confrontarsi i due partiti di establishment, il Centro Sinistra della Spö e il Centrodestra della Ovp, che dal secondo dopoguerra in poi hanno monopolizzato le istituzioni del Paese. La rottura di questo monopolio ha indotto molti osservatori a commentare il risultato di Hofer parlando addirittura della fine della seconda Repubblica austriaca. E sottolienano come Fpö si potrebbe comunque affermere come primo partito alle votazioni nazionali, eleggendo il suo leader Heinz-Christian Strache come premier e diventando il primo partito alleato della Lega e del Front National a governare interamente una nazione.
Il principale elemento di novità per tutta l’Europa è rappresentato dall’enorme influenza che Hofer e la Fpo avranno da oggi sulla Germania di Angela Merkel. L'Austria fa infatti parte dell’area linguistico-culturale geramanofona, la stessa a cui appartiene la Germania. Un’area che dopo aver subito dal 1945 in avanti un radicale processo di denazificazione e di democratizzazione è sembrata per decenni essere immune ad ogni forma di populismo o demagogia. L’odierna forza della Fpo, figlia anche dell’odierno mancato riconoscimento da parte degli austriaci della propria passata identificazione nel nazionalsocialismo e quindi dell’assenza di una cultura della colpa fortemente presente invece in Germania, rompe nettamente questa tradizione e si pone come modello per le vicine forze anti-establishment tedesche. Già per il 4 di giugno è in programma una festa a porte chiuse a Berlino, che vedrà partecipare tutti i principali parlamentari della Fpö e dei tedeschi di Alternative fuer Deutschland per uno scambio di opinioni. Hofer ha già speso parole di apertura verso la AfD, invitandola però ad essere un partito patriottico e non nazionalista e a non dare spazio internamente agli estremisti.
Non è la prima volta, invece, che gli austriaci mostrano di avere una predisposizione verso le forze conservatrici maggiore rispetto a molti altri Paesi europei. Già nel 2000 la coalizione di Centrodestra guidata da Jörg Haider si era affermata alle elezioni. E’ la prima volta, invece, che le campagne di ostruzione da parte delle istituzioni europee contro di esse non ottengono i clamorosi risultati sperati. Già nel 2000, infatti, l’Unione europea aveva minacciato di adottare delle sanzioni diplomatiche contro Vienna per indurre la maggior parte dei cittadini che votavano per Haider a cambiare opinione. Al tempo la minaccia andò a buon fine e spinse la maggioranza ad allontanare Haider dalla propria carica. Cosa che generò critiche per i metodi "intimidatori e ricattatori" utilizzati, che l’osservatore tedesco Dieter Stein ha definito come “alla stregua dei metodi sovietici”.
La campagna di boicottaggio si è ripetuta anche oggi. Non tramite la minaccia del ricorso alle sanzioni - i toni di Hofer sono ben diversi da quelli di Haider - ma tramite l'invito a non votare il candiodato della Fpo, spesso in nome della tutela della democrazia. Il vice-Cancelleire tedesco Sigmar Gabriel, per esempio, ha invitato “tutte le forze democratiche a sostenere il candidato democratico Van der Bellen”. Appello che alla fine ha trovato conferma nel voto. Ma che è anche un chiaro identificatore dell'aumento della Ue avvenuto negli ultimi mesi e anni.
Se 15 anni fa una minaccia comunitaria era in grado di portare alla destituzione di un presidente appena eletto, oggi riesce a fare vincere il 'proprio' candidato solo di qualche migliaio di voti. Il soft power comunitario c'è ancora e ha avuto successo, dovendosi però avvalere dell'appoggio della totalità dei partiti austriaci (tranne la Fpo ovviamente).
Il fatto che un solo partito riesca a tenere testa alla Ue e a tutti gli altri suoi concorrenti è secondo Heinz-Christian Strache "una vittoria de facto, che ci fa sognare di vincere alle elezioni nazionali". Quando proprio lui sarà candidato a premier. E promette di fare uscire l'Austria dall'Unione Europa.@luca_steinmann1
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