Le elezioni in Spagna a Rajoy Ma è a rischio la governabilità

Dal voto emergono una Spagna e un parlamento molto frammentati. Vincono i popolari di Rajoy ma senza ottenere la maggioranza. Testa a testa tra socialisti e Podemos

Le elezioni in Spagna a Rajoy Ma è a rischio la governabilità

La Spagna dice "addio" al sistema del bipartitismo al potere dalla morte di Franco. La fragile vittoria del premier Mariano Rajoy alle politiche rende a forte rischio la governabilità del Paese. Il Partido Popular di Rajoy arriva, infatti, primo con il 26,8% e "solo" 114-118 seggi sui 350 in parlamento. Perde, quindi, la maggioranza assoluta di 186 deputati conquistata nel 2011. Podemos arriverebbe secondo in voti, sorpassando il Partido Socialista Obrero Español (Psoe), con il 21,7%, contro il 20,5% ai socialisti. Ciudadanos di Albert Rivera si ferma al 15,2%.

In termini di seggi, grazie a un sistema elettorale che favorisce le piccole circoscrizioni dove i partiti tradizionali sono più presenti, i socialisti ottengono però più seggi di Podemos, 81-85 contro i 76-80 di Pablo Iglesias. Ciudadanos è quarto anche in seggi, con 47-50 deputati. Sulla base dei primi dati, la Spagna potrebbe dovere rinunciare definitivamente non solo alla comodità del bipartitismo che ha governato il paese dal ritorno della democrazia quarant'anni fa, ma anche alla leggendaria stabilità politica entrando in scenari "all'italiana". I risultati delineano, infatti, un quadro di difficile governabilità. Non solo nessun partito ottiene la maggioranza assoluta. Ma anche le coalizioni "coerenti" fra i partiti della "vecchia" politica e quelli del "nuovo", fra Partido Popular e Ciudadanos o fra socialisti e Podemos, ipotizzate dagli analisti prima del voto, resterebbero sotto la maggioranza assoluta di 176 seggi nel Congresso di Madrid. E il risultato in seggi del Partido Popular rende difficile un governo minoritario di Rajoy. O allora si dovrebbe fare ricorso a una qualche improbabile stampella di qualche deputato di piccoli partiti nazionalisti.

Questa situazione complicata rischia di dare un ruolo senza precedenti al giovane re Felipe VI, che potrebbe dover mediare per nuove alchimie che consentano di evitare un ritorno anticipato alle urne. Una ipotesi che preoccupa gli ambienti finanziari, in un Paese ancora in convalescente uscita dal tunnel della crisi più profonda dell'ultimo mezzo secolo. L'unica coalizione che matematicamente garantirebbe i 176 seggi è una Große Koalition alla tedesca fra Partido Popular e socialisti, già da tempo ipotizzata per garantire la stabilità del paese dall'ex-premier socialista Felipe Gonzalez. Questa formula segnerebbe però con ogni probabilità la morte politica del giovane leader socialista Pedro Sanchez che se le proiezioni saranno confermate dai risultati definitivi firmerebbe il peggior risultato storico elettorale del socialismo spagnolo e con il quale i popolari rifiutano di trattare dopo che in tv la settimana scorsa ha offeso personalmente Rajoy. Sanchez dovrebbe essere sostituito dalla presidente dell'Andalusia Susanna Diaz.

Queste elezioni sono soprattutto una vittoria del "nuovo" in politica, in particolare di Podemos.

I due partiti anti-casta formati un anno fa irrompono in parlamento con decine di deputati, occupano più di un terzo dei seggi nel Congresso di Madrid, e provocano uno tsunami politico in Spagna. Sono determinati a restare prendendo il posto e mandando progressivamente in pensione i "vecchi" Partido Popular e socialisti.

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